Alzi la mano chi non ha mai visto uno spot, una pubblicità, una campagna in cui la donna è trattata come oggetto sessuale. Gli esempi non si contano perché, purtroppo, questa è ancora considerata una cosa normale. Donne nude che cucinano inerpicate sui tacchi alti (mentre l’uomo magari è in abito da sera completo di gemelli), bionde procaci che simulano sesso orale per pubblicizzare un panino, ammiccamenti e svilimenti di sorta. La cosa triste è che ormai ci siamo abituate.

L’ultimo orrore arriva dalla pubblicità di una catena di fast food belga, Bicky’s, un fumetto in cui si vede un uomo che colpisce con un pugno una donna “colpevole” di avergli portato un panino “fake”, quindi non originale della catena. Le reazioni di sdegno alla pubblicità sono state immediate, con tantissime proteste arrivate soprattutto via social che hanno obbligato l’azienda a spiegarsi, dicendo che si trattava di una provocazione e di non voler assolutamente promuovere la violenza contro le donne. Il loro scopo, hanno aggiunto, era solo convincere a fermare la vendita di falsi Bicky’s.

Siate realisti, preservate la pace e non picchiate nessuno! Vogliamo la pace nel mondo e il vero Bicky è al potere.

Si legge nel comunicato diffuso dal brand, cosa che ha ulteriormente peggiorato la loro posizione.

Nawal Ben Hamou, segretaria di Stato della Regione di Bruxelles, che segue il tema dell’uguaglianza di genere, ha definito la campagna “nauseabonda e totalmente irresponsabile”, mentre Paul Magnette, leader dei socialisti in Belgio, ha fatto sapere che “non mangerà mai più un hamburger Bicky in vita sua”.

Il fumetto è scomparso istantaneamente dalle pagine social di Bicky’s, sostituito con un ben più appropriato post di scuse.

Vogliamo scusarci con tutte le persone che si sono sentite offese per il nostro messaggio di ieri.

Resta la gravità di un gesto, cui si aggiunge quella per la leggerezza e la superficialità dimostrate nel portarlo avanti. Come si può, in un contesto come quello attuale in cui di violenza sulle donne si parla quasi quotidianamente, pensare davvero di poter trattare in maniera blanda e senza conseguenze un’immagine del genere? Il problema, però, è che questo (le pubblicità in cui la donna esiste solo come corpo, le aspettative estetiche troppo alte) sono tuttora all’ordine del giorno, frutto naturale di quella cultura patriarcale di cui ancora fatichiamo a liberarci, e che ragiona solo per stereotipi triti, preconcetti e cliché banali che però sono funzionali ad “acchiappare” un certo tipo di target.

Perché sempre più brand e case di moda, per far parlare di sé, lanciano campagne pubblicitarie che strizzano l’occhio alla violenza. Violenza sessuale e non, ma sempre rivolta verso la donna. È un’azione veramente gravissima far passare il messaggio che lo stupro sia sexy e che la donna sottomessa, picchiata e immobilizzata sia qualcosa di normale.

E dire che c’è anche chi ha cominciato a fare qualcosa per cambiare le cose: l’U.K.’s Advertising Standards Authority, ad esempio, è intenzionato a bloccare gli spot che collegano le caratteristiche fisiche al successo in ambito sociale e in amore, assegnando tratti di personalità stereotipati a uomini e donne. Niente più donne che puliscono il pavimento o che passano l’aspirapolvere mentre gli uomini si godono la partita, insomma. Sarebbe davvero l’ora.

Nel frattempo, però, pare proprio che la strada sia ancora piuttosto lunga, a giudicare dalla quantità di spot sessisti che ancora circolano.

Sfogliate la gallery per vederne alcuni.

15 campagne sessiste in cui la donna è oggetto di violenza
Fonte: web
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