Bill Cosby, l'orco nascosto da “papà buono” che non chiede perdono

Bill Cosby, l'orco nascosto da “papà buono” che non chiede perdono
Fonte: web
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“An amazing experience”, così Bill Cosby avrebbe definito l’esperienza del carcere, secondo quanto riportato dal suo addetto stampa, Andrew Wyatt, l’unico che gli fa visita, alla CNN.

L’attore è in carcere dal 25 settembre 2018, condannato dal tribunale della Contea di Montgomery, in Pennsylvania, e dovrà scontare una pena di 10 anni nonostante la sua età avanzata (82 anni), oltre ad aver già pagato una multa da 25 mila dollari per l’aggressione sessuale del 2004 ai danni di Andrea Costand.

Non solo: l’ex papà Robinson, il personaggio con cui ci ricordiamo di lui, trasferito a febbraio nel carcere di SCI Phoenix, a Philadelphia, e posto in cella da solo, non mostra il minimo cenno di pentimento per la propria condotta.

Il mio credo politico, le mie azioni con cui ho cercato di umanizzare tutte le razze, i generi e le religioni mi hanno portato in questo luogo circondato da mura ricoperte di filo spinato, in una stanza fatta di ferro e acciaio.

Ha detto nell’unica dichiarazione ufficiale rilasciata finora, il 14 febbraio del 2019, prima di paragonarsi ai grandi martiri moderni,

i più grandi prigionieri politici Martin Luther King Jr., Mahatma Gandhi, Nelson Mandela, Randal Robinson e il dottor Benjamin Chavis.

Lo stesso Wyatt, del resto, conferma che l’attore non abbia intenzione di chiedere perdono per quanto fatto alle donne, circa 60, che lo hanno accusato di violenza sessuale.

Quando gli faccio visita non c’è niente di triste. Non è triste e non prova rimorso perché non ha fatto niente di sbagliato. Il numero di persone che si fanno avanti per compiere delle accuse non vuol dire per forza che ci sia qualcosa di vero. E quello che l’America ha detto è che le donne non mentono, ma lo fanno.

L’incredibile esperienza del carcere di Cosby, intanto, gli avrebbe permesso di perdere peso e di smettere di bere caffè, impresa in cui la moglie, Camille, non è riuscita in 55 anni.

A proposito, la signora Camille non va mai a trovarlo in carcere, pur abitandovi vicino, per espressa volontà di Bill Cosby, che si accontenta di poche telefonate al giorno, della durata di tre minuti.

In pochi anni l’immagine del bravo padre di famiglia con dei maglioni improbabili è stata completamente stravolta, passando in breve tempo da quella del papà d’America, come era stato soprannominato proprio per via del suo personaggio più famoso, a quella dell’orco, capace di drogare un numero impressionante di donne per avere rapporti sessuali con loro.

Durante la lettura della sentenza che lo ha condannato a 10 anni il giudice Steven O’Neill ha letto che Cosby è diventato, per legge, un “sexually violent predator” (Svp), e che, in ogni luogo, se mai dovesse uscire di prigione, dovrà essere “segnalato” nel registro dei criminali sessuali, in modo che tutti sappiano della presenza di un predatore sessuale nelle vicinanze.

È stato un crimine serio. È arrivato il giorno. È arrivato il momento.

Così Steven O’Neill ha esordito nel leggere la sentenza, prima di rifiutare all’attore anche la libertà su cauzione. I crimini imputati a Cosby sono, del resto, estremamente gravi: come detto sarebbero infatti circa 60 le ragazze diventate prede degli abusi sessuali di Cosby, che sarebbero iniziati addirittura negli anni ’70, anche se la principale accusatrice, Andrea Constand, una cestista aspirante modella e giornalista che ha conosciuto l’attore quando aveva appena 19 anni, ha denunciato la violenza subita nel 2004. E proprio le sue denunce sono state le uniche per cui l’uomo sia stato trovato colpevole.

Le denunce di Andrea Costand e l’inizio della vicenda giudiziaria

Proprio in seguito alla testimonianza della donna, molte altre avrebbero deciso di uscire allo scoperto, contestando a Cosby lo stesso reato, consumato peraltro nelle stesse modalità, ovvero attraverso la somministrazione di Quaaludes, un potente barbiturico che le stordiva, prima che lui si approfittasse di loro. E, se nel 2006 l’attore raggiunse un accordo extragiudiziale con la sua accusatrice numero uno, questo non fu sufficiente per evitare il processo, proprio in virtù delle altre, numerose, testimonianze.

Si deve concedere il beneficio del dubbio, dissero alcuni scettici subito dopo le rivelazioni shock delle donne: perché escono fuori dopo tutto questo tempo? Vogliono solo spillare soldi al vecchio Bill?

Peccato, però, che meno di un anno dopo dall’inizio dello scandalo, nell’agosto 2015, sarebbero uscite delle deposizioni risalenti al 2005, prima insabbiate, in cui lo stesso Cosby ammetteva di aver drogato delle donne per fare sesso con loro, pagandone poi il silenzio.

Cosby è dunque finito sotto processo, anche se inizialmente ha potuto seguirlo da uomo libero, avendo pagato il 10% della cauzione, fissata in un milione di dollari. Dopo un primo stop e la decisione di riaprire il dibattimento, l’attore ottantatreenne è stato definitivamente condannato per violenze sessuali aggravate, al termine di un processo molto complesso, seguito dai media, il 26 Aprile 2018.

Cosby è stato condannato per tutti e tre i capi d’accusa a lui imputati: per aver penetrato la donna che l’ha denunciato con una parte del suo corpo senza consenso, per averla penetrata mentre lei era incosciente, e per averle somministrato delle droghe o altre sostanze in modo da neutralizzare ogni forma di resistenza.

Davvero una brutta notizia per lui, che, smessi i maglioni colorati del dottor Robinson, ha indossato la divisa arancione del carcere, con il marchio, infamante, di “predatore sessuale”, impresso per sempre accanto al suo nome. Evidentemente, però, a lui la cosa non dispiace più di tanto.