A quanti di noi è capitato di vedere facce negli oggetti di uso quotidiano, oppure immagini e figure nelle nuvole?

Ci sarà sembrato strano, forse qualcuno avrà pure pensato di essere sulla buona strada per la pazzia, ma in realtà non è affatto così, e possiamo rassicurarvi: vedere pattern ovunque, anche nei luoghi più impensati come, appunto, oggetti, utensili e cose è un fenomeno del tutto naturale e piuttosto frequente, che prende il nome di pareidolia.

Molti artisti, da Leonardo Da Vinci a Salvador Dalì, hanno lasciato testimonianza della loro “mania” di vedere forme fuse in altre forme. Leonardo, in particolare, ha scritto che è tipico dell’artista che sta realizzando un’opera vedere il dipinto finito in ogni oggetto che lo circonda.

Ma di cosa stiamo parlando esattamente?

Pareidolia: il significato

pareidolia
Fonte: web

La parola pareidolia, o illusione pareidolitica, deriva etimologicamente dal greco èidōlon, “immagine”, e dal prefisso parà, “vicino”, e si tratta proprio dell’illusione subcosciente che tende a ricondurre a forme note oggetti o profili (naturali o artificiali) dalla forma casuale.

Insomma, parliamo di una tendenza, istintiva e automatica, che tende a farci ritrovare strutture ordinate e forme familiari in immagini disordinate; l’associazione è particolarmente evidente verso le figure e i volti umani.
Alcuni esempi classici? Potrebbe capitare di vedere contorni di animali o volti umani nelle nuvole, facce con espressioni diverse negli oggetti di uso comune, oppure individuare un volto umano nella luna (il “sembiante della luna”); ancora, potrebbe capitare di associare immagini alle costellazioni.
È proprio grazie alla pareidolia che riusciamo a riconoscere con facilità i volti che esprimono emozioni in segni estremamente stilizzati quali le emoticon, che, a pensarci bene, non sono che un insieme di simboli, “letti” appunto dal nostro cervello secondo il significato esatto che intendono.

La tendenza è un caso particolare di apofenia, il fenomeno che permette di riconoscere schemi o connessioni in dati casuali o senza alcun senso, definita da Klaus Conrad come una “immotivata visione di connessioni” accompagnata da una “anormale significatività”. La pareidolia potrebbe essere stata favorita dall’evoluzione, dal momento in cui consentirebbe di individuare situazioni di pericolo anche in presenza di pochi indizi, nel riuscire, ad esempio, a scorgere un predatore mimetizzato.

Proprio la pareidolia, inoltre, consente di poter fornire una spiegazione razionale a fenomeni apparentemente paranormali, quali le apparizioni di immagini su muri o la comparsa dei “fantasmi” in fotografie.

Insomma, la pareidolia non è altro che un fenomeno del tutto istintivo, ereditato dagli antenati, e, schematicamente e in maniera molto matematica, può essere sintetizzato nel bisogno del nostro cervello di dividere il mondo in schemi, provando a interpretare determinati pattern in tutto il mondo che ci circonda. La pareidolia ha proprio a che fare con l’esperienza ereditata dalle generazioni precedenti; quando ci mettiamo alla prova per tentare di risolvere un problema, abbiamo la necessità di trovare somiglianze con qualche problema precedentemente risolto, soprattutto al fine di risparmiare tempo. La ricerca delle somiglianze (pattern recognition) è anche ciò che ci permette di distinguere i volti, i suoni (voci), e la pareidolia non è che una caratteristica intrinseca dell’evoluzione del nostro cervello e dei centri adibiti al riconoscimento.

Sarà, ma a noi piace sempre e comunque di più pensare che la fantasia e l’immaginazione abbiano la meglio sulle spiegazioni scientifiche. E, in fondo, un po’ in cuor nostro speriamo che gli oggetti abbiano davvero vita loro, o che le nuvole, chissà, magari nascondano il profilo di qualche caro che non c’è più!

Detto questo, pensate di soffrire di pareidolia? Provate a scoprirlo sfogliando la nostra gallery, davvero spiritosissima.

Soffrite di pareidolia? Queste foto ve lo faranno scoprire!
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