Cosa si pensa quando si sta per incontrare la morte? C’è chi dice che quando si sta per avere un incidente potenzialmente mortale, tutta la vita passa davanti agli occhi. C’è chi invece dice che si riescono a vedere chiaramente solo gli affetti più cari. La verità è che nessuno di noi riesce a pensare lucidamente a quello che potrebbe essere il momento della nostra dipartita, chi per paura, chi perché, semplicemente, vede la questione come remota. L’ansia la fa spesso da padrona.
Eppure, la morte è l’unica certezza che abbiamo nella vita. È democratica. E quando arriva tutti pensiamo alle stesse 5 cose. Parola di Bronnie Ware, che ha lavorato con malati terminali – cui venivano somministrate cure palliative, proprio perché senza speranza – e che ha raccontato su Huffington Post quali sono i 5 temi più ricorrenti tra chi sta per morire. I sentimenti che si susseguono sono tanti – come pure tanti sono i rimorsi – ma in punto di morte si pensa soprattutto a chi continuerà a vivere, alle persone che si amano.
L’eredità che queste persone hanno lasciato potrebbe essere uno spunto di riflessione per chi ancora vive, per arrivare all’ineluttabile momento del saluto alla vita con un po’ meno rimorsi e un po’ più di serenità.
Non perseguire i sogni nel cassetto
Il rimpianto più comune in assoluto è aver vissuto una vita secondo quello che gli altri si aspettavano. I sogni nel cassetto, le aspettative che ognuno aveva per sé e per sé solo molto spesso si accantonano, per un presunto dovere che si ha nei confronti della società. Ma è ingiusto: i sogni – quelli possibili – è meglio rincorrerli sempre.
Trascorrere tempo con la famiglia
Uno dei rimpianti più ricorrenti tra gli uomini è di non aver trascorso più tempo con la moglie e con i figli. Il fenomeno è dovuto al fatto che gran parte dei malati terminali maschi incontrati da Ware apparteneva alla generazione dei baby boomer: gli uomini lavoravano, mente le donne erano per lo più casalinghe che quindi sono riuscite a godere appieno della compagnia dei figli. Probabilmente, quando la questione colpirà la generazione delle prime donne in carriera, il fenomeno non riguarderà solo gli uomini.
Non esprimere i sentimenti
Tra i rimpianti più grandi anche non aver potuto esprimere i propri sentimenti, in gran parte per quieto vivere. Non esprimersi però porta a malattie anche croniche: questo rimorso è giusto che noi lo conosciamo e ne facciamo tesoro.
Trascurare gli amici
Un altro rimpianto riguarda ancora una volta l’aver perso tempo dietro l’individualismo: chi muore sente la mancanza degli amici, sente che avrebbe dovuto trascorrere più tempo con loro. Certe volte, ci perdiamo dietro la quotidianità e lasciamo fuori le persone che invece per noi contano, come se invece non contassero nulla.
Concedersi la felicità
L’ultimo rimpianto riguarda la felicità. La felicità è qualcosa che si può perseguire, non ci si deve accontentare di un’apparente serenità legata ai circoli viziosi legati ai tanti rimorsi che abbiamo finora citato.
Cosa ne pensi?