Beatrice “Bebe” Vio vola alla Casa Bianca per la cena di Stato con Barack Obama e Matteo Renzi. È stata scelta per rappresentare l’eccellenza italiana insieme ad altre tre donne, Paola Antonelli, curatrice della sezione architettura e design del Moma di New York, Fabiola Gianotti, direttrice del Cern e Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e simbolo dell’accoglienza ai migranti.
Ma invece di dare visibilità a queste donne – passate praticamente sotto silenzio per i loro meriti – il Web cattivo, una piccola parte sempre troppo numerosa purtroppo, parte all’attacco con le accuse di raccomandazioni, gli insulti rabbiosi che tirano in ballo un po’ tutto: il vestito Dior e le “gambe con il tacco” della Vio, gli “italiani che fanno la fila alla Caritas” mentre Renzi e gli altri si divertono, i massoni e le cospirazioni delle multinazionali farmaceutiche.
Non basta, mentre la questione degli insulti alla Vio viene giustamente demolita in un articolo di Nextquotidiano.it, passano quasi sotto silenzio quelli ad Agnese Landini, moglie di Matteo Renzi, di nuovo presa di mira per il suo aspetto fisico.
A parte che Agnese Renzi non sarà un’icona di bellezza, ma se non fosse la moglie del premier nessuno si sognerebbe di insultarla per un aspetto fisico che caratterizza molte altre donne italiane, né più né meno, e che è tutto fuorché mostruoso. Se anche lo fosse, vogliamo davvero giudicarla da questo, chiamandola trans, travestita, deridendola per quale colpa? Quella di non essere Miss Italia? Peraltro se tirassimo in ballo le foto della signora in costume, vorremmo vedervi a criticarne il fisico…
Senza entrare nel merito della polemica feroce sul fatto che la moglie di Renzi si è assentata dalla scuola per presenziare alla cena alla Casa Bianca, quando tutte le insegnanti e non di Italia, avendone la possibilità, non avrebbero mai chiesto un permesso (almeno questo è quello che se ne deduce dai vari tweet livorosi in merito), ecco una raccolta delle critiche a Bebe Vio e all’aspetto fisico della signora Renzi.
Per dire cosa? Per dire che schifo questo popolo del Web perennemente arrabbiato e talmente frustrato da dover cercare, giornalmente, un capro espiatorio alla propria pochezza.
E pace all’anima di quelli che diranno che questo articolo è buonista o ipocrita, i due aggettivi che sono stati assunti a giustificazione di qualsiasi campagna d’odio mediatica invocando la libertà di parola o l’ironia, salvo poi essere tutti pronti a sconvolgerci parlando di body shaming.
E che schifo quelli che “sono commenti da spogliatoio” o “chiacchiere da bar”, il Grande Fratello VIP docet. Posto che in alcuni casi l’obiezione ci sta… beh, allora spalate la vostra pochezza lessicale e concettuale nei bar e negli spogliatoi. Non in un luogo che può diventare un incubo per i diretti interessati. Ché se qualcuno ha la capacità di farsi scivolare addosso la vostra cattiveria, altri potrebbero esserne pesantemente travolti e schiacciati. E recentemente ne abbiamo avuto prova.
E allora, non si può più criticare o dire nulla? No, si può. Si può persino dire che il tal vestito non è bello o non sta bene o che la Vio è un tantino sovraesposta.
Ma non si può, per esempio, giudicare una donna dal fatto che secondo voi è brutta, un mostro, un trans (viviamo ancora in un Paese in cui essere trans è una cosa disgustosa o il peggio che possa capitare a un figlio?). A che scopo? Perché? Chi siete per dirlo? Questo è il vostro metro di misura?
Non è questione di censura. Ma di educazione.
Quella che manca, sul Web e non solo.
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