Come siamo diventati: dal "Nascondino" a esseri invisibili dietro lo smartphone

Come siamo diventati: dal "Nascondino" a esseri invisibili dietro lo smartphone
Fonte: Kamil Kotarba
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Davvero siamo diventati degli esseri invisibili, perennemente nascosti dietro lo schermo di un cellulare? Secondo molti sì. Sul pericolo dell’alienazione si sono espressi in tanti. Anche personaggi illustri, decisamente in anticipo sui tempi (e, spaventosamente, ci hanno azzeccato):

Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità. Il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti. – Albert Einstein

Al centro delle polemiche c’è sempre lui, lo smartphone. Sulla sua utilità sono tutti d’accordo. Sul pericolo che ci trasformi in zombie, anche. Quante volte ci siamo lamentati perché la persona con cui eravamo a pranzo controllava le notifiche di Facebook anziché ascoltarci? Per poi, magari, fare la stessa cosa noi stessi senza accorgercene. Il brutto è questo: fissarsi sul cellulare ormai è un gesto automatico, non ce ne rendiamo nemmeno più conto. A lanciare un importante messaggio volto ad allontanarsi dagli smartphone è McDonald’s: un modo per ricordare ai genitori di godersi in tranquillità un pranzo o una cena con i propri figli senza l’uso degli apparecchi elettronici.

Kamil Kotarba, un fotografo polacco, ha deciso di fare qualcosa per raccontare la mancanza di contatto fra le persone. Con una serie di foto surreali: uomini e donne al ristorante, al cinema, sulla metro. Solo che il loro corpo non c’è. Resta solo il braccio che regge lo smartphone. Perché ormai, al di là di quell’oggetto e della mano che lo tiene, gli esseri umani sono invisibili. Perennemente nascosti dietro uno schermo: infatti la raccolta di foto si chiama Hide and seek, “Nascondino”.

Il bello del nascondino è che prima o poi si salta fuori dal proprio angolino isolato, si urla “tana libera tutti”, gli amici escono allo scoperto e si ricomincia a giocare. Speriamo che le foto di Kamil Kotarba siano un “tana libera tutti” anche per noi e che guardarle, con attenzione e un po’ di autocritica, ci spinga a migliorarci. E a venir fuori dal nostro nascondiglio dietro lo smartphone.

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