Cosa indossavi? Il Progetto Fotografico che Mostra gli Abiti delle Vittime di Violenza

Sono giovani, giovanissime e sono state vittime di violenza sessuale. Molte di loro oltre a custodire questo dolore, hanno dovuto sopportare l’umiliazione che ne consegue. Domande, pregiudizi, senso di colpa. “Cosa indossavi?“, una domanda che nasconde una serie di preconcetti duri a morire: “sei stata tu a provocarlo”, “vestita così, di cosa ti lamenti?!”. Una fotografa, Katherine Cambareri, ha voluto spazzare via queste inutili, diseducative e ripugnanti insinuazioni con un progetto fotografico in cui mostra gli abiti indossati da alcune studentesse universitarie violentate in un campus. La dimostrazione che la violenza non viene cercata, provocata, attirata dalla vittima. La violenza è solo e unicamente l’atto di un criminale che agisce contro un altro essere umano che va tutelato e protetto, non denigrato e additato. Come vedrete dagli scatti immortalati dalla fotografa non c’è distinzione fra una tuta sgualcita, un paio di jeans, o un vestito, né una distinzione legata alla taglia portata dalla vittima. Ogni donna, in qualsiasi momento, aldilà di quello che indossa e del suo aspetto fisico, può diventare preda di uno stupratore. In America succede ogni 107 secondi… e una cosa è chiara e va dichiarata a gran voce: il problema non sono le donne.
Articolo originale pubblicato il 5 Maggio 2016
Giornalista, giurista, animalista e sognatrice implacabile. Vorrei vivere tra le pagine di un romanzo di Jane Austen e le corsie di Grey's Anatomy. il mio motto? "Credi in te stesso".
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