Uno dei più grandi imbrogli del fotogiornalismo di sempre. È la storia di Eduardo Martins, o per lo meno questo è il nome con il quale ha truffato importanti testate nazionali fra le quali la Bbc, The Wall e perfino The Telegraph. Biondo, surfista, sopravvissuto alla leucemia, fotoreporter di guerra e dedito alla beneficenza: sembrava l’uomo ideale, un vero e proprio sogno e così è effettivamente stato. Famoso per il suo coraggio e per i messaggi di solidarietà che lanciava durante le sue interviste, alla fine si è rivelano un mero truffatore e nulla più.
L’inizio della vicenda, o meglio dell’imbroglio, è del 2015 con la creazione di un profilo Instagram chiamato @edu_martinsp. Un account che in poco tempo viene riempito da centinaia di immagini raffiguranti sessioni di surf e luoghi dilaniati dalla guerra. Un vero e proprio portfolio fotografico interessante che attira l’attenzione di numerose agenzie fra le quali anche l’italiana NurPhoto che, due anni più tardi, una volta portata a galla la vicenda, ammette di essere stata truffata. Tornando al passato, in breve tempo il brasiliano Eduardo Martins diventa un vero talento per il mondo virtuale tanto che cominciano ad apparire numerosi articoli che raccontano la sua coraggiosa (e falsa) storia. Uno fra questi, quello scritto da Fernando Costa Netto per il portale brasiliano Waves nel luglio 2017: Eduardo racconta al giornalista della sua passione per il surf, della leucemia che lo ha colpito a 18 anni dalla quale però è riuscito miracolosamente a guarire e delle triste morte del padre. Mancanza familiare che lo ha spinto a cominciare a fotografare per raccontare al mondo “come vanno davvero le cose“. Ed è allora che decide di andare in Iraq, in Siria, a Gaza, fra i Peshmerga e successivamente in Africa, per narrare la crudeltà del mondo nei campi profughi o in prima linea nella guerra. Tutte menzogne, una dopo l’altra.
La sua notorietà lo porta a piazzare le sue storie (o meglio “favole“, perché altro non sono) anche sulla Bbc Brazil e nel luglio 2017, l’emittente britannica inizia a sviluppare diversi sospetti sul fotoreporter. Sospetti ovviamente fondati e che si basano su diversi fatti, più o meno importanti. Primo fra tutti: i collegamenti telefonici. È sempre stato impossibile contattare telefonicamente Eduardo Martins, il motivo di tale impossibilità, a detta sua, era sempre causato dal luogo in cui si trovava: zone troppo colpite dalla guerra per essere soggette a coperture telefoniche. Gli unici modi possibili per avere un contatto con il fotoreporter erano le email o i messaggi su WhatsApp. Nel mentre, le prime segnalazioni di alcuni fotografi, i quali cominciano a notare diverse imprecisioni nelle sue foto: molte immagini risultano capovolte rispetto alla realtà perché “specchiate”. Palazzi che cambiano improvvisamente prospettiva insieme a case e persone. Ad avvalorare la tesi dei fotografi anche le didascalie chiaramente errate dei luoghi raffigurati nelle foto.
Insospettita dalle numerose incongruenze è la giornalista della Bbc Natasha Ribeiro, la quale decide di indagare: cerca qualche traccia del presunto fotoreporter, anche minima, nelle Nazioni Unite. Cerca fra i colleghi, coloro che la guerra l’hanno davvero vissuta insieme ai soldati in prima linea, ma ogni sforzo è nullo. Eduardo Martins è un nome noto, sì, ma solo sui social, nessuno lo conosce di persona. Ad allarmarsi anche il brasiliano Ignacio Aronovich il quale, dopo aver letto diversi articoli su Eduardo, decide di inserire alcune delle sue foto nei sistemi di ricerca, specchiandole. E tutto è subito più chiaro.
Il vero autore degli scatti è il fotografo americano Daniel C. Britt, un reporter che la guerra l’ha seguita davvero. Ed è qui che torniamo all’intervista di Fernando Costa Netto. L’uomo, allarmato dalle notizie sul presunto fotoreporter che tanto aveva ammirato durante quel colloquio nel luglio 2017, prova a contattare Eduardo Martins ma tutto ciò che ottiene è un profilo Instagram disattivato e un messaggio su WhatsApp:
Sono in Australia, ho deciso di passare un anno in un furgone, eliminerò tutto online. Voglio restare in pace, ci vedremo quando tornerò.
Un messaggio che lascia il giornalista spiazzato e amareggiato dalla questione.
Ma non è il solo a esserlo: la Bbc per prima presenta un lungo messaggio di scuse e, continuando a indagare, scopre che la maggior parte delle foto diffuse da Eduardo Martins sono state in realtà rubate e modificate da altri fotografi i quali sono già pronti ad agire legalmente. A parlare della questione è inoltre Manuel Romano, fondatore di NurPhoto, il quale ha annunciato di aver rimosso dal sito ogni possibile contenuto inerente Eduardo Martins e di aver aperto una causa e avvisato tutti i clienti interessati. Anche le procure di altri Paesi hanno aperto un’indagine contro Martins per truffa, frode e violazione di diritto d’autore. Secondo la Bbc, Eduardo Martins oltre ad aver rubato e spacciato per proprie le fotografie di altri reporter, ha anche rubato l’identità di Max Hepworth-Povey, 32enne surfista residente in Cornovaglia che lavora come editor presso il Wavelength Magazine e che ovviamente era completamente all’oscuro di questa vicenda. Il falso fotoreporter infatti avrebbe salvato e postato su Instagram le fotografie del surfista (prese da un vecchio account Facebook), spacciandosi per lui sotto il nome di Eduardo Martins.
Nonostante la truffa sia stata smascherata, è una vicenda che lascia l’amaro in bocca soprattutto se si pensa che del presunto fotoreporter brasiliano non c’è alcuna traccia. È scomparso nel nulla e risulta irreperibile sia per via telematica sia attraverso le email. Bisognerà forse aspettare davvero un anno, come detto a Fernando Costa Netto in quel messaggio di WhatsApp, affinché riappaia?
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