Pungente, senza filtri, ficcante tanto da risultare, talvolta, acida: Selvaggia Lucarelli, dalle sue pagine social, ci ha abituate ai suoi commenti al vetriolo, intrisi di un sarcasmo spesso cinico ma sempre intelligente, su tutto quanto accade intorno a lei; eppure, stavolta, la mai tenera opinionista ci ha sorprese, postando una foto, accompagnata da un lungo messaggio, rivolto a Stefano Mastrolitti, il dj di R101 trovato morto negli scorsi giorni nella sua casa di Sesto San Giovanni.
Un suicidio, dicono; perché dietro quel sorriso e quell’aria allegra da “compagnone”, dietro quel lavoro che lo portava a essere una voce amica per tanti italiani, pare si nascondesse ben altro. Stefano, a quanto sembra, soffriva di depressione, e quando hai dentro un mostro del genere i sorrisi, la spensieratezza e l’allegria se ne vanno al diavolo, perché quando poi, fra le quattro mura domestiche, rimani solo tu con il tuo male, resistergli, ignorarlo, è difficile. Per lui impossibile, tanto che alla fine l’ha lasciato vincere.
Così Selvaggia ha postato una sua foto sorridente, vestita di tutto punto, che stride terribilmente con il contenuto delle sue parole, ma in maniera voluta.
Mi ha colpita tanto la morte dello speaker di Radio 101, Stefano Mastrolitti. Si è suicidato, pare. Non lo conoscevo, ma conosco il mondo radiofonico, so quanto il suo lavoro fosse/sia ambito, ho visto le sue foto sorridenti con i colleghi, le sue frasi da ragazzo entusiasta della vita e del grande salto al nord (era di Bari).
Come tutti, se l’avessi conosciuto “mediaticamente”, avrei pensato a Stefano come ad una persona felice.
Naturalmente, come tutti quelli che hanno visto solo le sue foto o ascoltato la sua voce in radio, non avrei capito nulla di Stefano, del suo disagio, di quello che custodiva con sapienza in qualche angolo sperduto della sua sensibilità.
E allora ho pensato a una mia foto vecchia di 8 anni fa circa, che mi ritrovo spesso nelle gallery associate al mio nome. Ogni volta che la vedo ho un sussulto. Sono a un’inaugurazione a Milano. Sono magra, molto abbronzata, molto truccata, con la piega giusta, le scarpe fetish (orrende), una gonna corta, una scollatura eccessiva e un sorriso di quelli che fanno pensare “se la passa bene, la ragazza”.
Invece io me la passavo malissimo. Quella sera lì, nello specifico, era stata la conclusione delle due giornate più infelici della mia vita.
Ancora, quando vedo quella foto, sto male.
Ero così magra perché non mangiavo da un mese, ero così in tiro perché ero disperatamente in crisi di autostima. Il mio fidanzato mi aveva lasciata il giorno prima, non avevo una casa, non avevo un lavoro stabile, non avevo nessuno a cui dire come mi sentissi davvero.
Pensavo che a Leon fosse capitata la peggior madre del mondo.
La notte prima non avevo dormito. Avevo pianto per 48 ore di seguito. A guardarla bene, la foto, si vede pure.
C’è un’edicola, in Piazzale Baracca, di fronte alla quale quel giorno mi fermai a piangere. Chiesi un giornale e mi scoppiò qualcosa dentro.
A Natale di quest’anno sono passata di lì e ho comprato un album dei calciatori per il figlio di una mia amica. Il tizio dell’edicola mi ha detto qualcosa sul fatto che mi conosceva per via della tv, è stato gentile. Io gli ho detto: “Tu non sai cosa voglia dire la tua edicola per me, un giorno magari te lo racconto”. Ecco amico dell’edicola, ora forse lo sai.
Insomma.
La morte di Stefano mi ha fatto pensare a questo. A quanto il dolore altrui non solo, spesso, non venga percepito, ma a quanto il sorriso giusto a mo’ di “correttore dell’infelicità” a volte, possa addirittura suggerire il contrario: la vita dorata, il lavoro giusto, gli amici fighi, i riflettori.
Io sono ancora qui e non ho mai pensato di farla finita. Stefano era fragile, forse depresso.
Quella foto che gira però mi ricorda spesso quanto abbia mentito anche io. Forse la avete anche voi una foto che mente.
Ecco, se la avete, ogni tanto guardatela.
Fa male, ma ricorda chi siamo, oltre quello che vedono gli altri.
In molti hanno voluto commentare il post, per far capire quanto a volte, dietro un sorriso, si nasconda davvero tutt’altro.
L'addio a Stefano
Stefano Mastrolitti è stato ritrovato morto nel suo appartamento nel milanese, si pensa suicida. Soffriva di depressione.
Selvaggia e quel lungo post
Un post su Facebook in cui Selvaggia svela la sofferenza dietro un sorriso apparente. 36 mila e più di 1800 commenti, la maggior parte di persone che hanno scelto di postare delle loro foto, accompagnate dal racconto di un momento difficile della loro vita, un momento in cui hanno dovuto fingere di sorridere.
L'addio degli amici di R101
Ciao Stefano, non ti dimenticheremo mai.
Con questa breve ma intensa didascalia i colleghi e amici della radio dove lavorava Stefano hanno voluto salutarlo.
In moltissimi hanno commentato il post di Selvaggia Lucarelli, con le loro foto: Antonio Spo
Facevo le foto da modello dei poveri, ma in quel periodo ero infelice perché ero convinto di non avere nulla. Troppo sciocco, troppo immaturo. Più mi ripetevo di essere fortunato e più mi sentivo solo. Periodo non sereno, ma come qualcuno ha detto ‘un giorno quel dolore ti sarà utile’.
Alessandra Trombetta
Eccola la mia foto… non sembra ma ho perso un marito due anni fa, non ho avuto il tempo neppure di dirgli addio, mi ha lasciata da sola con un figlio piccolo che ogni sera piange per suo padre sul mio petto, il dolore mi ha spinta giù nel baratro ma sono riemersa solo grazie al grande amore di mio figlio, vivo per lui e grazie a lui.
Barbara Sana
Da pochi giorni avevo ricevuto una diagnosi di tumore al seno… Avevo una paura tremenda perché non sapevo cosa mi riservava il futuro…
Barbara Zamponi
8 anni fa – cuore spezzato! Ma all’apparenza splendida sempre! Le scarpe fetish erano di Zara? Penso di averle avute anche io
Cinzia Parro
Una sorta di terapia di gruppo. Questa foto piace a molti, in realtà erano già due anni che lottavo con i denti e con le unghie per non farmi inghiottire dal nulla. Dentro avevo la morte. Due anni dopo che due persone per me importanti mi hanno demolito fino alle ossa. Mi ci sono voluti 5 anni all’incirca per tornare in superficie, ma ce l’ho fatta!
Cristiana Sciu Scagliarini
Questa sono io, nel 2012, in ottobre, scappavo dall’Italia per andare in Africa a prendere ossigeno, dopo la morte di mio fratello, lasciavo mia madre a casa, dopo 3 mesi dalla morte di Marzio, mi sono sentita una merda, ma avevo bisogno di aria, di respirare, di vivere così come mi ha insegnato lui, sembra un sorriso spensierato, ma non lo era, ma ero ancora capace di sorridere, forse perché la botta era ancora fresca, oggi non riesco più, forse per la consapevolezza di questa dolorosa mancanza.
Rosangela Zingarelli
Sorridevo, ero al concerto di Vasco, a San Siro, con i miei amici finalmente, pronta per godermi lo spettacolo (come sempre sulle sue note la mia esplosione di gioie e dolori di una vita intera), ma non ero felice e non stavo bene, confusa anche sul minuto successivo… figuriamoci su quel che sarebbe stato il giorno dopo. Fragile, dannatamente sensibile, e dopo un mese rinunciai al viaggio in California 24h prima della partenza… deludendomi e deludendo. Ecco un sorriso non sorriso. Ciao Stefano anima fragile, rip.
Rebecca Spadafora
In questa foto siamo io e i miei 2 fratelli seduti per terra nel corridoio dell’ hospice di Milano.
Nella stanza di fronte nostro padre è morto 3 giorni dopo.
Ci siamo fatti una foto sorridendo per ricordarci che noi eravamo lì, grazie a lui, e lui eravamo noi in quel sorriso.
Marco Perugini
Qui non è che mento, di più. Quel sorriso è veramente fregnacciaro.
Il fotografo, più che un amico, è un fratello, bravissimo nell’immortalare i miei stati d’animo. Stavo affrontando un matrimonio al capolinea, con annessi e connessi. Ma cercavo di non far gravare la cosa su mio figlio. In generale cerco di essere leggero con chi mi sta intorno. Credo che stimolare il buonumore negli altri sia un ottimo boomerang da usare con se stessi.
Per quello sorrido sempre, a volte anche ai funerali. E non è una paresi.
Giulia Fede
A sinistra la foto forzata del mio 21 esimo compleanno.
L’ unica foto che ho di un periodo lungo anni.
(Ho ripreso a fotografarmi nel gennaio 2014).
Soffrivo di attacchi di panico già da un anno, di una brutta depressione, solo che allora non me ne rendevo conto, ed ero in sovrappeso.
Praticamente vegetavo.
Questa é la mia foto da sussulto, di un periodo orribile, in cui mi sentivo svuotata e persa.
La foto non mente neanche troppo bene, il mio malessere mi arriva netto come un pugno allo stomaco.
A destra, una foto recente, in cui sono più piena di me stessa, non soffro più di attacchi di panico, faccio ancora i conti con una depressione minore, peró dai, di passi avanti ne ho fatti!
Grazie Selvaggia, per avermi fatto ricercare questa foto e di avermi fatto rendere conto di tutti i miei miglioramenti!
Cosa ne pensi?