La strage delle donne. I volti e le storie di tutte le oltre 100 vittime (finora) del 2016

La strage delle donne. I volti e le storie di tutte le oltre 100 vittime (finora) del 2016
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Più di 100. 109 quelle di cui abbiamo raccolto le storie qui. 116 in tutto. Un numero destinato a crescere. Un numero che fa un rumore assordante, che ti colpisce dritto allo stomaco, come un pugno. Un numero che non può, e non deve, passare sotto silenzio.

Tante sono le donne massacrate in questo 2016 che ancora deve terminare in Italia. L’ultima a Milano, il 24 Novembre, proprio il giorno prima della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne.

Mogli, madri, figlie, sorelle, uccise nella maggior parte dei casi da chi avrebbe dovuto amarle e rispettarle di più: mariti, figli, ex compagni.

Perché esistono uomini che non accettano la fine di una relazione e considerano la donna come un “oggetto” di loro proprietà? Cosa scatta nella mente di un marito devoto per porre fine alla vita della donna che era sua compagna da moltissimi anni?

Non lo sapremo mai. Ma di certo sappiamo che l’amore, quello vero, non ha niente a che fare con la violenza. Sappiamo che l’amore non uccide: neppure se tradito, abbandonato, rifiutato. Sappiamo anche che queste morti, queste troppe vite spezzate, fanno inevitabilmente rumore, ma che la violenza non si esaurisce in qualcosa di meramente fisico, i maltrattamenti, gli atteggiamenti violenti, sono anche quelli psicologici.

E lì il numero subirebbe un’impennata vertiginosa e ingiustificabile. Le donne vittima di violenza, sono anche Tiziana Cantone, morta suicida sotto il peso di insulti che mai avrebbero raggiunto il protagonista maschio di un video hard, e tutte le vittime, spinte a togliersi la vita da una vessazione psicologica che resta impunita.

E poi ci sono le donne sfigurate da uomini che hanno deciso che se non possono avere la loro bellezza, nessun altro l’avrà. Come Carla Caiazzo, trentottenne napoletana bruciata viva a Pozzuoli dal suo ex e padre della bimba che portava in grembo e che non ce l’ha fatta. Lei ha scritto al Presidente Mattarella chiedendo “una legge che riconosca l’omicidio di identità”. Quella strappa a lei dalle fiamme, a Lucia Annibali – interpretata da Cristina Capotondi nel film tv “Io ci sono” – e a tante altre donne.

Sara, Isabella, Luana, Anna… sono troppi i nomi di queste donne che meritano di essere ricordate, una per una. Per molte la “colpa” è stata solamente voler terminare una relazione o aver scatenato una banalissima lite familiare. Per tutte follie umana che non ha nessuna giustificazione. Mai.

Parlando di loro oggi vuol dire non dimenticarle e dire BASTA, per loro che non lo possono più fare, per noi, per gli uomini che sono uomini e non bestie da macello.

L’amore non uccide. MAI.