Michele Bravi sul palco del concerto del Primo Maggio lancia un importante messaggio, rispondendo alle parole di Pio e Amedeo che, nel corso dell’ultima puntata del loro programma, Felicissima sera, hanno parlato delle forzature del politically correct citando la N-word, ma anche l’omosessualità.

Nemmeno ricchione si può dire più, ma è sempre l’intenzione il problema – ha detto Amedeo nel suo monologo – Così noi dobbiamo combattere l’ignorante e lo stolto. Se vi chiamano ricchioni, voi ridetegli in faccia perché la cattiveria non risiede nella lingua e nel mondo ma nel cervello: è l’intenzione. L’ignorante si ciba del vostro risentimento.

A Bravi però le parole dei comici non sono piaciute, e per questo, dal palco del Parco della Musica di Roma, ha risposto:

Io uso le parole proprio per raccontare la visione creativa del mondo, e per me le parole sono importanti, tanto quanto l’intenzione. Le parole scrivono la storia, anche quelle più leggere possono avere un peso da sostenere enorme. La mia community lo sa bene, io c’ho messo tanto, tanti anni a trovare le parole giuste per raccontare il mio amore per un ragazzo.

Oggi Michele è finalmente un ragazzo libero e senza condizionamenti, che ha passato momenti davvero molto brutti dopo il successo improvviso, con la vittoria della settima edizione di X Factor (categoria under 16-24, capitanata da Morgan), in quel drammatico incidente in cui ha perso la vita una donna.

Era il 22 novembre del 2018: mentre si trova alla guida della Bmw del car sharing Drive Now, Michele provoca un incidente stradale costato la vita a Rosanna Ida Colia. Si riconosce colpevole, patteggia 18 mesi, poi sospesi, e soprattutto conosce un baratro tanto profondo da togliergli il respiro. Le prime parole social dopo l’incidente arrivano quattro mesi dopo quel drammatico episodio che ha sconvolto la sua vita.

Ciao, sto cercando di ricostruire piano la realtà. Vi voglio bene.

Poche parole, che bastano per far capire lo stato d’animo di Michele. A soli 26 anni Bravi ha visto l’apice e l’abisso, e ha deciso di raccontarlo nel nuovo disco, La geografia del buio, uscito, in ritardo, il 29 gennaio 2021.

Un lavoro sicuramente più maturo, introspettivo, irrimediabilmente segnato da quel tragico incidente che, nella sua vita, ha rappresentato un altro punto di svolta, stavolta in negativo.

L’anno scorso durante l’estate mi ero imbattuto in un libro del 1961 – ha spiegato il cantante – Diario di un dolore, in cui Clive Staples Lewis riflette sulla perdita della moglie Joy e scrive ‘l’afflizione non è uno stato bensì un processo, non ne serve una mappa ma ne serve una storia’. La geografia del buio è un disco che non è uno stato, ma è una storia e racconta come si convive con il buio.

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Un buio in cui Michele ha vissuto, e che può raccontare molto bene.

Sono stato per tanti mesi in silenzio – ha detto a Repubblica – non riuscivo a cantare e a parlare; poi pian piano ho ricominciato. Questo è un disco che nasce dalla solitudine più grande che io abbia mai conosciuto.

La mia geografia del buio inizia due anni fa, avevo appena iniziato a guardare fuori dai miei occhi, dal mio corpo, quando incontro un amico scrittore che mi dice una cosa piccola e vera, che ha rivoluzionato tutto: ‘la musica non salva da niente, ma aiuta a disegnare il labirinto’. Ecco, La geografia del buio disegna il labirinto, non è un disco ma una storia, racconta come si convive con il buio, non come si esce da esso. È un concept album che attraversa quel buio e scopre un modo per dare uno spazio al dolore. Ci dicono spesso che il dolore bisogna farlo implodere, nasconderlo, ingoiarlo, io invece penso che il dolore vada mostrato, va tenuto in mezzo al salotto, in mezzo alla stanza per puntarci una luce sopra. Il mostro che sembrava aggredirti il collo lo porti sulla schiena come un bambino, come il buio non va giudicato, una casa senza luce è comunque una casa, io ho imparato a abitarla, ad arredarla, a viverci.

Al disco hanno collaborato molti amici, come Cheope, o Federica Abbate, “che sta con me, cucina, mi mette a letto”, ha detto Bravi. Ma anche Massimo Recalcati, che ha collaborato alla scrittura di Mantieni il bacio, la canzone che per lui è la “più potente che io abbia mai ascoltato e racchiude il dolore più grande della mia vita”.

In gallery, ripercorriamo la storia e la carriera di Michele.

Michele Bravi "Ci ho messo anni per riuscire a dire che amavo un ragazzo"
Fonte: instagram @michelebravi
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