La felicità, l’impazienza dell’attesa, l’ansia mista alla curiosità smodata, sfrenata, di conoscere il suo viso, di vedere finalmente quella creatura che hai sentito crescere dentro di te per nove, interminabili mesi. Lottando contro nausee, autostima in caduta libera, paure, contro un corpo che cambia per non essere, probabilmente, più lo stesso, contro le notti insonni che sono solo un preludio di ciò che sarà, quando il tuo bambino ti sveglierà facendoti sembrare il sonno solo un dolce ricordo.
E poi, improvvisamente, l’angoscia, la più terribile, nera, quella che ti precipita in un lampo dallo zenit della gioia agli abissi più infernali del terrore. Il mondo che si capovolge, tutto a un tratto, rischiando di trasformare quello che era il sogno più bello nell’incubo più drammatico umanamente concepibile.
La tua bambina rischia di morire se non la facciamo nascere subito.
Cosa devono aver provato Alessia e Marco, in attesa della loro primogenita, nel ricevere quella notizia, è cosa nota solo a chi da quel dolore è stato attraversato, chi si è ritrovato coinvolto in un’esperienza del genere che, da fuori, non è nemmeno realmente immaginabile.
Ma Alessia e Marco sono una coppia solida, fiduciosa, decisa e coraggiosa, e proprio con coraggio affrontano quella prova, durissima, che la vita ha posto loro davanti per riuscire a conoscere la loro piccola, Cristina. La bambina nasce prematura, ben più di tre mesi prima rispetto al termine della gravidanza, inizialmente previsto per ottobre, e fin da quando viene al mondo si capisce perfettamente che da mamma e papà ha preso lo stesso spirito determinato.
Perché la minuscola Cristina, che alla nascita pesa appena 577 grammi, lotta come una leonessa, decisa a non mollare, nella culla termica dove lo staff dell’Ospedale Buzzi di Milano la protegge e la sorveglia. Là, nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale, Cristina rimane 100 interminabili giorni, curata e tenuta sotto costante attenzione dall’équipe medica del Buzzi, che la aiuta nella sua battaglia per la vita. Ogni giorno trascorso in ospedale scorre con sentimenti contrastanti per Alessia e Marco, che oscillano dalla gioia per ogni piccolo passo avanti alla preoccupazione alla minima avvisaglia di peggioramento.
In ospedale i mesi di attesa sono stati lunghi, difficili: all’inizio eravamo disperati, poi abbiamo imparato a gioire per un tubicino in meno nel corpo della nostra piccolina. Il passaggio da un’area all’altra della terapia intensiva neonatale, dal buio della culla termoregolata alla culletta normale, è stato un momento di felicità, un segnale che Cristina stava migliorando, una speranza.
E, visto che i miracoli esistono, Cristina compie il suo: la bambina nata troppo in fretta rinasce il giorno in cui, finalmente, i medici danno l’ok per farle lasciare l’ospedale, guarda caso proprio il 6 ottobre, data in cui la sua nascita era prevista.
Cristina è il simbolo di tanti, tantissimi bimbi prematuri che quotidianamente lottano per sopravvivere alle avversità che la vita ha messo loro davanti così presto, per crescere insieme ai genitori, e l’eccezionale Ospedale dei Bambini di Milano è la prova dell’impegno costante, serio, devoto dei medici che aiutano quotidianamente i piccoli e le loro mamme e papà nella battaglia. È stata creata anche l’associazione Ospedale dei Bambini di Milano Buzzi Onlus, per raccogliere fondi e permettere ai bimbi che nascono prematuri di affrontare i primi delicatissimi giorni di vita.
Oggi che Cristina ha sette anni ed è una bambina sana e felice, abbiamo deciso di raccontarvi la sua bellissima storia a lieto fine, perché sia di speranza e di sostegno a tutti i grandi, e i piccoli, che stanno lottando contro un destino che ha riservato loro un percorso più difficile. Non solo ce la si può fare, si può davvero rinascere.
Alla nascita Cristina pesa appena 577 grammi
Mamma Alessia, incinta della prima figlia, ai primi di giugno inizia ad avere problemi di pressione alta. Dopo un primo ricovero in un ospedale di zona, a metà giugno arriva al Buzzi. Il 18 giugno, Alessia e il marito Marco ricevono dai medici la notizia che nessun genitore vorrebbe mai sentirsi dare: la bimba in grembo alla mamma sarebbe dovuta nascere subito per scongiurare il rischio di morte in utero. Il rischio che Cristina avesse problemi permanenti (di diversa gravità) era molto alto, fino a sfiorare il 90%.
È una decisione durissima quella che Alessia e Marco devono prendere: parlandone tutta la notte con le lacrime agli occhi, la mattina seguente comunicano ai medici la loro decisione: non avrebbero fatto nascere la loro piccola d’urgenza, avrebbero aspettato, rischiando di perderla, ma cercando di portare avanti la gravidanza ancora un po’. Ogni giorno in più nel grembo materno scendeva la percentuale di problemi per Cristina.
La piccolissima Cristina con mamma Alessia
Il 29 giugno i due genitori vengono riconvocati dai medici. Cristina doveva nascere: le sue condizioni erano nettamente migliorate e, nonostante il peso ancora molto basso, le probabilità di problematiche sanitarie erano decisamente basse; la bimba avrebbe, forse, potuto avere solo qualche problema di vista.
Cristina inizia la sua durissima lotta per la vita
Alle 9:30 del 30 giugno 2009, più di tre mesi prima del termine previsto, Cristina nasce: pesa solo 577 grammi. Viene portata subito al 5° piano del Buzzi, nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale.
Cristina trascorre 100 giorni all'Ospedale Buzzi di Milano
Un giorno salgo in reparto, metto le mie cose nell’armadietto, mi metto il camice e vado nel solito posto dove ho sempre trovato Cristina: non c’era più… -dice Alessia, la mamma, ancora commossa al ricordo– Prima ancora di chiedere a qualcuno scoppio a piangere. Un pianto irrefrenabile. Avevo la certezza che Cristina fosse stata portata in sala operatoria. E invece… invece era migliorata e l’avevano spostata nella stanza dove ci sono i prematuri meno gravi! Ecco, i genitori di bambini prematuri vivono di queste ansie, vivono con il telefono sul comodino, svegliandosi due volte a notte per controllare che non siano arrivate telefonate dal reparto.
Un dolcissimo primo piano di Cristina
Cristina fra le braccia di papà Marco
Io invece –dice Marco, il papà- non uscivo più di casa. Non avevo voglia di rispondere a tutte le domande della gente che mi chiedeva se Cristina era nata, come stava, chissà poverina…
Cristina passa i suoi giorni nella culla termica
Cristina ha un decorso ottimo, ma le crisi respiratorie e i rischi di infezioni sono sempre in agguato. Viene anche trasferita per verificare l’insorgenza della ROP (Retinopatia del Neonato Prematuro) e in seguito viene operata.
Lo staff del Buzzi si prende cura di lei
Cristina sta nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale
Una tenerissima immagine della piccola
Cristina e i genitori lottano ogni giorno con tenacia e coraggio
La piccola viene trasferita nel reparto prematuri meno gravi, una buona notizia
Il bagnetto di Cristina
Finalmente Cristina può andare a casa sua!
Il 6 ottobre del 2009, dopo più di tre mesi in ospedale, la notizia tanto attesa da Alessia e Marco arriva: finalmente Cristina può lasciare il 5° piano del Buzzi, e lo staff che l’ha accudita con amore, per arrivare a casa sua.
Un bellissimo primo piano della piccola
Cristina lascia l’ospedale proprio il giorno in cui invece sarebbe dovuta nascere. Un segno del destino o una coincidenza, a testimonianza della seconda nascita della piccola.
Cristina cresce, diventa una bambina come le altre
Ora Cristina ha 7 anni, è una bellissima bambina che va a scuola con buoni risultati ed è sempre controllata al Buzzi, dove la sua crescita viene monitorata.
Eccola a cinque anni, sulla spiaggia
I medici del Buzzi la tengono ancora sotto controllo
Lo staff si è affezionato a Cristina e alla sua famiglia
Ecco Cristina oggi, sorridente
Cristina oggi ha 7 anni
Sicuramente siamo stati fortunati. –dice mamma Alessia- In 100 giorni abbiamo visto passare tanti bambini e purtroppo non tutti fortunati come Cristina. Tante storie di vita che porto nel cuore e che mi emozionano tutte le volte che ci penso.
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