Che l’arte abbia infiniti modi di espressione e significati molteplici e soggettivi è ormai un dato di fatto; e anche che abbia contorni che vanno ben oltre un dipinto o una scultura.
Già, fare arte oggi non si esaurisce “solo” nell’essere un buon pittore o un eccezionale maestro dello scalpellino; si può dare forma a qualcosa di artistico attraverso performance quasi teatrali, con gesti eclatanti, con il proprio corpo.
Una maestra, in questo campo, è senza dubbio Marina Abramovic, la cui performance visiva al MoMa è rimasta, seppur per un motivo piuttosto particolare, decisamente impressa negli occhi di milioni di spettatori.
Ultimamente, però, a far parlare di sé e dei propri “numeri” artistici è Abraham Poincheval, un artista francese, di base a Marsiglia, forse ancora poco noto nel nostro paese ma assolutamente una celebrità nel suo, proprio per via della sua arte, capace di trasformarsi in qualcosa di assurdo e affascinante allo stesso tempo, di magnetico e di pericoloso, di bizzarro ma assolutamente attraente. Niente statue o quadri per lui, niente performance al limite della teatralità: Poincheval è uno di quelli che brama gli sguardi stupiti e scioccati del suo pubblico, che ama il brivido, l’incosciente, quello che molti definirebbero “impossibile”.
Lui è, ad esempio, l’uomo che ha accettato spontaneamente di farsi letteralmente rinchiudere in una roccia, da lui stesso progettata e scavata, vivendo al suo interno per ben 8 giorni, mentre la sua più recente impresa, conclusasi proprio la scorsa settimana, è stata quella di rimanere chiuso in una grande scatola di vetro, esposto agli occhi curiosi dei visitatori del Palais de Tokyo di Parigi (dove spesso compie le sue performance), impegnato a covare delle uova di gallina.
Naturalmente queste sono solo alcune delle sue esibizioni, ma nel suo carnet c’è molto altro che si potrebbe definire come estremo o particolare.
Perché Poincheval fa tutto questo? L’artista giura di avere ogni volta delle finalità diverse, delle motivazioni differenti che lo spingono a cimentarsi in queste prove al limite dell’incredibile; in questa gallery abbiamo raccolto alcune delle immagini tratte dalle sue performance più famose e una possibile interpretazione del perché l’artista scelga questo tipo di esperienza artistica.
Una conclusione ci sentiamo sicuramente di condividerla con voi: di certo, il buon Abraham non soffre di claustrofobia!
L'ultima esibizione di Abraham
Poincheval è rimasto venti giorni chiuso in una grande scatola di vetro, immobile, impegnato a… covare uova di gallina. La performance aveva il titolo, azzeccatissimo, di “Egg“, uovo.
20 giorni con coperte e lampade per dare calore alla stanza
Sotto gli sguardi curiosi dei visitatori
Il tutto, sotto gli sguardi incuriositi dei visitatori del Palais de Tokyo, museo nel cuore della capitale francese che già in passato ha ospitato delle performance di Poincheval.
Vittoria!
Abraham è riuscito nel suo intento: le uova da lui covate si sono schiuse e i primi pulcini sono nati.
8 giorni chiuso nella roccia
Prima di questa performance, Abraham ne aveva eseguita un’altra davvero eccezionale: era rimasto chiuso 8 giorni in una roccia, da lui stesso progettata, e ne era stato estratto il primo marzo 2017.
Rinchiuso
Chiuso tra due enormi blocchi pietrosi da sei tonnellate ciascuno e scavati all’interno, l’artista poteva compiere movimenti limitatissimi, sufficienti giusto alla sopravvivenza, mentre una telecamera a infrarossi lo riprendeva costantemente affinché i visitatori del museo potessero seguire in tempo reale le evoluzioni della prova estrema. Nutritosi di carne secca e prodotti liquidi, poteva rimanere seduto proprio per via della cavità da lui ideata.
I motivi della sua arte
Il filo conduttore nella ricerca artistica di Abraham Poincheval sembra essere l’estraniazione dall’ambiente circostante mediante una barriera, un guscio. In effetti gli spazi ristretti devono esercitare un’attrazione particolare sull’artista marsigliese.
Seduto a 18 metri di altezza
Questa sembra essere stata l’unica volta in cui Abraham ha preferito uno spazio aperto a uno chiuso, pur restando nell’isolamento: a settembre 2016 ha infatti trascorso una settimana su una piattaforma a 18 metri d’altezza di fronte alla stazione ferroviaria Gare de Lyon a Parigi.
In una enorme bottiglia
Nell’estate del 2015 Abraham ha navigato il Rodano, chiuso in una gigantesca bottiglia.
Dentro un orso!
Nel marzo del 2014, Poincheval si è intrappolato all’interno di un orso impagliato, restandovi la bellezza di tredici giorni.
In posa prima di essere "ingoiato" dall'orso
Altra sfida estrema
Abraham Poincheval non deve certo essere un tipo claustrofobico: una delle sue prime performance artistiche eclatanti, nel 2012, è stata quella di restare per una settimana intera in un buco scavato sottoterra.
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