“Cos’è la pipì e a cosa serve?” A queste due domande risponderemmo semplicemente che la pipì è un liquido giallo prodotto dai reni per espellere le scorie dall’organismo. Ma vi siete mai chieste il perché di quel colore e soprattutto perché cambia la sua tonalità?
E ancora: per cosa può essere utilizzata la pipì? Cosa non sappiamo su di lei? Per esempio, pensereste mai di raccogliere la vostra pipì e di berla come se fosse acqua? No? Eppure c’è qualcuno che lo fa! Sappiamo che non è una cosa molto carina da leggere e che all’apparenza può sembrare un gesto folle. Ma, in alcuni casi, non è affatto così e, giustamente, “non si butta via niente“.
Ecco tutto quello che c’è da sapere e anche le curiosità più strane, ma in alcuni casi utili sulla pipì, tratte da un interessante articolo comparso su Focus. Sei poi volete stare in tema, qui trovate anche quello che la cacca dice di noi e del nostro umore.
Cosa c'è all'interno della pipì?
Quando abbiamo letto il numero di sostanze presenti all’interno della pipì siamo rimaste letteralmente stupite.
Secondo quanto rivelato da uno studio condotto dall’Università di Alberta e pubblicato su Plos One, la cifra totale ammonterebbe a ben 3.079 sostanze di varia natura, da quelle chimiche a quelle metaboliche.
Ma da dove provengono tutte queste sostanze? Solo 2282 derivano dal tipo di dieta che facciamo, dai cosmetici che utilizziamo, dai farmaci che assumiamo e anche dall’ambiente in cui viviamo; 1453 derivano dall’organismo e 72 provengono dai batteri.
Quanta pipì si fa in un anno?
Se un anno è composto da 365 giorni, solamente 106 li passiamo a fare pipì. Secondo quanto riporta Focus, infatti, l’uomo produce circa un litro e mezzo di pipì al giorno per un totale di 550 litri di pipì all’anno. Incredibile vero?
"Ma perché mi scappa la pipì?"
Perché ci “scappa” la pipì? Bella domanda! La pipì è una di quelle cose che, se troppo abbondante, non riusciamo proprio a controllare. Fortunatamente, a differenza dei bambini, noi adulti abbiamo imparato a non “farcela addosso”!
I reni sono gli organi produttori della pipì. Una volta prodotta, quest’ultima si deposita nella vescica, la quale riesce a sopportare un massimo di 300 ml.
Dopo aver oltrepassato il limite avvertiamo il famoso stimolo che ci indica che è giunta l’ora di svuotare la vescica e che ci fa desiderare di andare al bagno.
Un aroma al sapore di... pipì
Eh no! Non bastavano tutte le sostanze dannose presenti all’interno della sigaretta, ci mancava anche l’urina!
In realtà, per la produzione delle sigarette non viene utilizzata tutta la pipì in quanto viene estratta solamente l’urea, un prodotto metabolico cui compito è quello di migliorare l’aroma delle sigarette.
Ma vi stupirà sapere la quantità di prodotti che la contengono. Anche i saponi dermatologici, gli alimenti per animali, i fertilizzanti e persino gli esplosivi ne sono forniti.
In questo caso, l’urea è sintetica e viene creata in laboratorio.
Farsi la pipì addosso è da bambini? Non solo...
La pipì non è l’unico “strumento” attraverso il quale avviene l’espulsione delle scorie, anche le feci e il sudore svolgono questa azione. Quando si fa sport si suda moltissimo, di conseguenza si urina molto di meno. È anche vero, però, che quando l’attività fisica si prolunga per più ore, il bisogno di urinare c’è e, in alcuni casi, gli sportivi non interrompono l’attività e fanno la pipì al momento, ovunque essi siano.
Un esempio (come da foto) sono i ciclisti; alcuni lo fanno sul bordo della strada, altri lo fanno direttamente mentre pedalano; stessa cosa per i piloti di Formula 1 che non possono uscire dalla macchina. E potevano mancare i subacquei? Loro si fanno letteralmente la pipì addosso urinando nella muta.
La regola sarebbe niente pipì in piscina, la realtà invece...
Di norma, non si dovrebbe fare pipì in piscina. Ma quanti seguono questa regola? La risposta è semplice: nessuno.
La maggior parte dei cibi industriali contiene l’acesulfame potassico, un additivo alimentare che sostituisce il classico zucchero. Quando ingeriamo i cibi che lo contengono, l’additivo non viene alterato e finisce nelle scorie.
Uno studio canadese ha analizzato per tre settimane due piscine pubbliche per esaminare quanto acesulfame potassico fosse presente al loro interno. Avete presente l’immensità delle piscine olimpioniche? Bene, in una piscina grande un terzo di una di esse, gli studiosi hanno rivelato una quantità di pipì pari a 75 litri. Nella seconda piscina grande la metà, invece, il risultato è stato minore, circa 30 litri, ma considerati i rischi che comporta il contatto tra la pipì e il cloro, sono comunque tanti.
Lo studio ha analizzato anche otto vasche idromassaggio e i risultati sono stati scioccanti. Uno di questi è stato realizzato nella Jacuzzi di un hotel e la presenza del dolcificante è risultata tre volte maggiore rispetto alla piscina.
Lo studio completo è stato realizzato su 31 vasche pubbliche e private. Il risultato? Presenza di urina al 100%.
Ma perché fare la pipì in piscina è dannoso? Come ben sappiamo, l’acqua della piscina non è pura al 100% perché ci sono disinfettanti che vengono utilizzati e che si disperdono all’interno. L’urina, a contatto con i disinfettanti può provocare danni alle vie respiratorie e agli occhi. Questo perché, secondo quanto riporta uno studio dell’Università di Pechino, l’azoto presente all’interno della pipì reagisce con il cloro liberando il cloruro di cianogeno, un gas tossico molto pericoloso.
Fare la pipì è anche un mezzo di comunicazione
Si può trasmettere un messaggio attraverso il semplice atto di urinare? Assolutamente sì! Questo insegnamento ce lo danno gli animali, a partire dai crostacei fino ad arrivare ai felini. Questo perché la pipì contiene particolari sostanze chimiche che, attraverso i feromoni, lanciano particolari segnali ai loro simili. Un esempio? Una femmina di tigre fa la pipì e il maschio ne è irresistibilmente attratto!
Perché il colore della pipì è giallo?
Veniamo alla domanda che tutte noi ci siamo fatte almeno una volta nella vita: “perché la pipì è gialla?” È una domanda che ci esce spontanea, e se ancora non avete scoperto la misteriosa motivazione, ve la raccontiamo noi.
Secondo quanto riporta Focus, quando i globuli rossi arrivano al termine del loro ciclo producono la bilirubina. Dalla sua degradazione deriva un particolare pigmento biliare chiamato urobilina, responsabile del colore giallo della pipì.
La gradazione di colore del giallo cambia a seconda dell’attività dei reni e di quanto beviamo. Se il colore è scuro vuol dire che abbiamo assunto pochi liquidi, se il colore è tenue vuol dire che l’urobilina è diluita nella giusta quantità d’acqua; se il colore è trasparente vuol dire che abbiamo assunto troppi liquidi e abbiamo sforzato eccessivamente i reni.
Ma non è tutto, a influenzare il colore dell’urina è anche l’alimentazione. A seconda del cibo che ingeriamo, infatti, la pipì può assumere diverse sfumature di colore. Un esempio? Carote e zucca = arancione; barbabietole = rosso; asparagi = verdastro.
Anche i farmaci fanno la loro parte. In alcuni di essi è presente il blu di metilene, un composto organico che, se assunto, può dare alla pipì un colore blu.
L'urina? Un bene prezioso
Ci buttiamo addosso ai libri studiando gli avvenimenti più importanti della storia per moltissimi anni scolastici. Ci sono capitoli interi di libri di storia dedicati ai romani, ma nessuno ci aveva mai messo a conoscenza dell’utilizzo che facevano quest’ultimi della loro urina.
Leggendo dell’argomento su Focus, siamo venute a conoscenza che, a suo tempo, i romani consideravano l’urina un bene troppo prezioso. La raccoglievano dagli orinatoi pubblici per poi venderla alla gente.
L’urina veniva utilizzata per concimare, per pulire, per lavorare le pelli e addirittura per curare alcune malattie. Veniva considerata talmente preziosa che, per un po’ di tempo, è stata pure tassata.
Test di gravidanza con urina e... rane
Quando abbiamo letto questa curiosità siamo rimaste senza parole. Al giorno d’oggi si fanno miriadi di test di gravidanza, quelli classici che acquistiamo comodamente in farmacia. Alcuni medici non li definiscono così tanto affidabili, perciò è sempre bene accertarsi con una visita ginecologica.
Fino agli anni ’60, invece, per sapere se una donna era in dolce attesa, venivano utilizzati due strumenti: l’urina e… una rana. Veniva presa una femmina di Xenopo liscio, una rana del Sud Africa, e le veniva iniettata l’urina della donna presumibilmente incinta.
Come si faceva a capire se il test era positivo? Se la donna in questione ospitava una piccola creatura nel suo ventre, allora la rana cominciava a deporre le uova dopo circa 12 ore. Questo perché, durante la seconda settimana di sviluppo dell’embrione, nelle urine della donna si presenta un ormone specifico che prende il nome di gonadotropina corionica.
Secondo quanto riporta Focus, questa teoria risale al 1930, è stata denominata test di Hogben e prende il nome da Lancelot Hogben, l’uomo che l’ha scoperta.
Fare pipì in doccia fa bene, ecco perché
Questa idea può piacere come può disgustare. Alcuni possono gradirla, altri non ci proverebbero mai a farla, ma la realtà è una sola: fare pipì durante la doccia è un toccasana per l’ambiente.
Questa teoria nasce dal genio di due studenti dell’Università di East Anglia, Chris Dobson e Debs Torr, i quali hanno lanciato una campagna denominata Go With The Floor che consiste nel convincere gli allievi della struttura a fare la pipì durante la doccia prima della fine della giornata. Lo scopo? Risparmiare sull’acqua dello sciacquone e utilizzare la stessa acqua per entrambe le attività.
Secondo i risultati, se ogni studente adottasse questo metodo, la quantità di acqua dello sciacquone risparmiata per mandare via l’urina potrebbe riempire per ben ventisei volte una piscina olimpica.
L'urina? Il sapone migliore
A guardare questo ragazzo affascinante si direbbe che non ci sia nulla che si possa associare alla pipì. E invece… vedete la sua giacca? È stata realizzata con il Tweed scozzese, un tessuto molto, molto pregiato e con il quale, soprattutto in passato, venivano realizzati gli abiti da uomo.
Per garantire che il tessuto fosse ben pulito, all’acqua veniva aggiunta l’urina, in modo tale da sfruttare fino in fondo la capacità sbiancante dell’ammoniaca presente nella pipì.
Vi ha punto una medusa? Non utilizzate l'urina
Sono in molti a credere che, dopo un morso di medusa la cosa migliore sia applicare l’urina per lenire il dolore e attraverso l’ammoniaca distruggere le tossine presenti all’interno del veleno delle meduse.
Lo fate anche voi? Fermatevi e non fatelo più. Secondo quanto riporta Focus, anche se i livelli dell’ammoniaca presenti all’interno dell’urina sono molto alti, questi non bastano per ridurre il dolore del morso della medusa. Anzi, in alcuni casi potrebbe solamente peggiorare la situazione infiammando tutta la parte lesa.
L'acqua degli astronauti? La pipì
Quando gli astronauti si trovano a svolazzare per lo Spazio, è molto difficile (oltre che costoso) bere dell’acqua importata dal nostro pianeta. A suo tempo, i russi avevano adottato un metodo che consisteva nel filtrare il vapore acqueo proveniente dal respiro, dall’acqua utilizzata per lavarsi e dal sudore degli astronauti rendendo il tutto potabile per potersi dissetare.
Un altro metodo, invece, è stato adottato dagli statunitensi e consiste nel riciclare la propria urina, quella degli astronauti russi e quella degli animali presenti all’interno (topi) e berla come se fosse acqua pura.
L’urina viene depurata attraverso l’Urine Processing Assembly o ancora attraverso l’UPA, grazie al quale si ottiene dell’acqua potabile dopo essere stata trattata dal Water Recovery Sistem.
Beh, come si dice in questi casi? Non si butta via niente!
Mangiate asparagi? Allora la vostra urina emana cattivo odore
Se siete amanti degli asparagi e non volete rinunciare a gustarli per nessun motivo al mondo dovete rassegnarvi a un piccolo effetto collaterale: l’urina puzzerà moltissimo.
Il motivo? È ancora un mistero. Dopo aver ingerito gli asparagi, all’interno dell’urina si troveranno dei composti solforati che renderanno l’urina puzzolente. Il fatto strano, però, è che all’interno di questi ortaggi non è presente alcun composto solforato, di conseguenza ci deve essere qualche processo metabolico ancora sconosciuto.
In questi anni, gli scienziati si sono dati da fare per arrivare a una conclusione analizzando diversi componenti degli asparagi, come per esempio il metilmercaptano, un gas incolore che però non risulta essere la causa del cattivo odore perché presente in quantità troppo basse.
Cosa ne pensi?