Cosa significa davvero soffrire di un disturbo alimentare come l’anoressia e la bulimia? È una domanda che ci si può spesso porre ma alla quale è davvero difficile dare una vera risposta: in modo oggettivo si possono descrivere come uno stile di vita malsano e incontrollabile ma allo stesso tempo è possibile descriverle come uno stato psicologico che spinge la persona a distruggersi, giorno dopo giorno, in nome di un numero sulla bilancia. È impossibile riuscire a capire nel profondo cosa davvero prova chi ha vissuto o vive ancora tutt’ora con questa stigmate nell’anima, impossibile anche da dimenticare del tutto nonostante i sacrifici e il sogno di una vita normale.
A trattare questo delicato argomento è stata la fotografa austriaca Mafalda Rakoš, 23 anni, la quale attraverso un suo progetto fotografico dal titolo I want to disappear – Approaching Eating Disorders ha voluto narrare la storia di alcune donne che hanno combattuto o combattono anche oggi contro la piaga dei disturbi alimentari. Venti ritratti uno diverso dall’altro, venti storie di donne raccolte dal 2013 al 2016 che hanno deciso più o meno volontariamente di “sparire” (da qui il titolo dell’opera). Ma quello di Mafalda non è solo un progetto di fotografie poiché tratta interviste, disegni, scritti e appunti personali di coloro che hanno voluto parlare apertamente della loro condizione fisica e psicologica. Ecco 11 dei suoi scatti.
Nascondersi da tutto
La fotografa Mafalda Rakoš si è avvicinata a un gruppo di sostegno per conoscere delle ragazze affette da disturbi alimentari.
Anoressia o bulimia, i disturbi alimentari sono un modo per sfuggire alle sofferenze. Mangiare, non mangiare, contare le calorie e altro, sono distrazioni che spostano il focus lontano dai problemi quotidiani, proprio come avviene per qualsiasi altra dipendenza. E anche il concetto di scomparsa si riferisce in qualche modo agli ideali di bellezza che vengono diffusi oggi e al sistema in cui viviamo.
Ha spiegato la ragazza, come riportato dalla rivista online Huffington Post.
Il dramma dei disturbi alimentari
Secondo quanto dichiarato dalla fotografa, le ragazze sono state ben felici di partecipare al progetto fotografico: per loro è stato anche un modo per condividere finalmente con qualcuno la loro storia e per poter dare finalmente un vero significato alle parole “disturbi alimentari“. Un’espressione lontana da quella mostrata dai riflettori dei media.
Il progetto si propone di mostrare una prospettiva nuova sul fenomeno, lontana dalle rappresentazioni cinematografiche con lo scopo di mostrare il problema non come una malattia ma di un disturbo generato dal sistema in cui viviamo e che colpisce numerose persone. Purtroppo è ancora un grande tabù.
Ha continuato la giovane Mafalda le cui parole sono sempre state riportate da Huffington Post.
Cosa vuol dire soffrire di un disturbo alimentare?
Cosa significa quindi davvero essere anoressiche o bulimiche? La fotografa ha voluto spiegarlo attraverso il suo pensiero e i suoi scatti:
Questo disturbi, come le dipendenze, sono il risultato di complicati eventi, di traumi e di possibili casualità. Non è solo una questione fisica, ma piuttosto di testa.
Ha annunciato Mafalda Rakoš come riportato online dal TPI.
Un corpo segnato da un disturbo
Per privacy, la fotografa ha voluto lasciare anonima l’identità delle partecipanti, tutte le sue “modelle” infatti si presentano solo con la prima lettera del loro nome.
Ho provato a essere il più possibile sensibile e rispettosa.
Ha spiegato la fotografa come riportato da Huffington Post.
Un “no” può sempre trasformarsi in un “sì“, non importa quanto a fondo si sia disposti a scavare.
B. in uno studio fotografico
Questa foto rappresenta B. in uno studio fotografico a Vienna. La giovane donna ha sofferto di anoressia nervosa per circa 10 anni e nel corso di questo periodo ha subito diversi ricoveri in numerose cliniche tedesche e austriache. Oggi, nel 2017, B. è una ragazza totalmente nuova e non ha lasciato che la malattia vincesse sulla sua vita. Attualmente vive a Vienna dove frequenta un master di Psicologia, come riportato da LensCulture.
Fotografia scattata da una ragazza affetta da disturbo alimentare
Questa fotografia è stata scattata da una delle ragazze protagoniste del progetto la quale ha anche voluto parlare in merito alla scelta degli oggetti protagonisti dello scatto, in particolar modo i coltelli:
Per quanto mi riguarda, questa fotografia mostra l’ambivalenza del cibo e del mangiare in generale. Penso che i coltelli siano molto brutali. È come combattere contro te stessa ogni volta che mangi un pezzo di pane o qualsiasi altra cosa.
Ha spiegato come riportato sempre da LensCulture.
La ragazza ritratta in questa foto è B.
La storia di U.
I disturbi alimentari hanno sempre fatto parte della vita familiare di U. Secondo le sue parole riportate da Huffington Post, il cibo e lo stesso atto di mangiare sono stati argomenti difficili da affrontare insieme alla sua famiglia. Ora la ragazza studia presso un’accademia d’arte attraverso la quale spera di trovare un lavoro che la soddisfi appieno e la allontani dal ricordo della malattia.
La storia di S.
S. ha sofferto di anoressia quando era adolescente. A ricordare il doloroso regime alimentare della figlia è proprio sua madre:
Non mangiava più nulla se non mele e salatini.
Ha spiegato la donna, come riportato da LensCulture.
I livelli di stress nel diagramma
Questo è un foglio della clinica in cui ha presenziato Mafalda. Su questo diagramma le pazienti erano invitate a segnare il loro livello di stress ora dopo ora.
Il libro sarà disponibile dall'autunno 2017
Nell’autunno 2017, il progetto fotografico di Mafalda Rakoš è stato raccolto in un libro. Attualmente è pre-ordinabile (in tedesco o inglese) attraverso il suo sito internet ufficiale.
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