"Vorrei che la mia insegnante sapesse...": le risposte dei bambini spezzano il cuore alla maestra

"Vorrei che la mia insegnante sapesse...": le risposte dei bambini spezzano il cuore alla maestra
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Un’insegnante ha chiesto ai bambini della sua classe di continuare questa frase: “Vorrei che la mia insegnante sapesse…” e le risposte sono state così incredibili da dar vita ad un caso virale. In risposta la maestra ha ricevuto alcune frasi innocenti, altre dal tono spiritoso, altre ancora accennavano ad una forma di tristezza e alcune erano così toccanti da averle spezzato il cuore. Dopo aver letto tutti quei foglietti di carta, la giovane donna ha deciso di non poter lasciare quegli sfoghi inascoltati in un cassetto e ha quindi scelto di condividere quelle confessioni e confidenze dei bambini con il mondo intero.

Inizialmente le foto delle grafie dei bambini sono state pubblicate in rete, ma in seguito ad una viralizzazione vertiginosa – avvenuta nel giro di poche settimane – ne è nato persino un libro dall’impronta didattica che ha come scopo quello di aiutare gli insegnanti ad affrontare le diverse situazioni di difficoltà infantile, ma contemporaneamente di coinvolgere anche i genitori e le comunità.

Le frasi dei bambini, così illuminanti, hanno portato Kyle Schwartz a concentrarsi sulla necessità  – per chi si rapporta quotidianamente con l’infanzia – di aprire gli occhi e comprendere ogni tipo di realtà che i bambini sono costretti ad affrontare, al fine di portare alla costruzione di ambienti scolastici capaci non solo di educare e formare, ma ancor di più di offrire sostegno e aiuto ai minori.

La maestra Kyle, che insegna in una scuola elementare di Denver, in Colorado, ha assegnato ai propri studenti un compito per lei semplice apparentemente semplice e non si sarebbe mai immaginata di ritrovarsi al centro di un movimento capace di stimolare le coscienze di molti.
Dare libero sfogo alla spontaneità dei piccolo studenti ha portato alla scoperta di aspetti sorprendenti dei loro caratteri, ma ancor di più ha portato ad affrontare condizioni di vita fatte di privazioni, violenza o emarginazione. Un bambino non aveva le matite per poter fare i compiti, un altro aveva la mamma malata, uno era vittima di bullismo, un altro ancora non aveva nessuno che si curasse di lui e quindi nemmeno qualcuno che gli firmasse il libretto dei voti. e questi sono soltanto alcuni esempi.

A seguito della diffusione delle foto ai biglietti scritti di pugno dai bambini, le immagini sono state viralizzate al punto da diventare un hashtag dedicato su Twitter (#iwishmyteacherknew) che conta qualcosa come 220.000 tra tweet, retweet e citazioni. L’iniziativa ha contagiato migliaia di insegnanti di tutto il mondo che attraverso il social condividono i pensieri e le emozioni dei bambini.

Molto spesso, dietro ai silenzi di chi è più piccolo, si celano storie personali inimmaginabili, oppure anche semplici situazioni di difficoltà o disagio. Ma quante volte chiediamo ai bambini che cosa provano, come si sentono o che cosa sognano?