"Quando i medici ti prendono per pazzo": la fibromialgia raccontata da Giulio Berruti

All’inizio vivevo questo tipo di notorietà in modo più problematico – ha spiegato Giulio a Elle nel 2018 – l’avvenenza non è certo un merito o qualcosa che si può guadagnare sul campo. Si nasce così. Adesso però che ho imparato a gestire il mio mestiere, ho capito che può essere una risorsa. D’altronde sono sempre stato un sostenitore delle basse aspettative.

Fa molto più rumore il successo di una persona sottovalutata da tutti, che non la bravura di una persona verso la quale le aspettative sono già molto alte. Soprattutto all’inizio, le aspettative nei miei confronti sono state molto basse. Ho quindi sempre lavorato per provare a stupire, per andare oltre alla mia immagine.

D’altronde ognuno comincia come può, con quello che ha: nel mio caso il fascino ma non ho mai puntato sulla mia bellezza anche perché, fin da bambino, mi sono sentito un brutto anatroccolo. […] Non si tratta di difetti fisici o di particolari che non amo. Semplicemente, non mi sento così bello.

Non voglio definirmi gay o etero: non amo le distinzioni e non divido le persone tra etero e omosessuali, al massimo posso distinguere tra uomini fedeli e uomini stronzi. Quanto a me, sono un uomo e amo le donne, ma potete definirmi come volete.

Dopo una relazione con la collega Anna Safroncik, Giulio, da qualche tempo Giulio è legato all’ex Ministro Maria Elena Boschi, anche se ci tiene molto a tutelare la propria vita privata.

Credo che la vita privata sia un valore e vada protetta – ha detto a Elle – non sono tra quelli che chiamano i fotografi per farsi immortalare al ristorante con la ragazza di turno. Né potrei mai andare in un contenitore tv per spiegare le ragioni di una rottura sentimentale. Queste cose le lascio fare agli altri: io non ne sono capace.

L’amore è una cosa seria: bellissima e dolorosa al tempo stesso, e non può essere raccontata attraverso la formula del gossip. In passato alcune mie ex si sono sentite persino messe da parte proprio perché non volevo raccontare di loro alla stampa: pensavano non fossi fiero del nostro rapporto. Non era così. Il punto è che, se dai valore alla vita emotiva la tieni per te.

Giulio Berruti ha spiegato a Vanity Fair nel 2016 che in passato suo padre aveva in progetto una vita totalmente diversa per lui, carriera che non aveva nulla a che fare con il cinema. Un’intervista, quella a Vanity Fair, fatta nell’officina nella quale era solito trovarsi da ragazzo, appena 16enne, periodo in cui le macchine da presa erano lontane e nel cuore aveva soltanto le moto:

Mi piaceva correre con le moto, solo che costavano, e costava anche correrci. Racimolavo soldi lavando auto: ‘zio’ Maurizio mi dava cinquemila lire a macchina. Era il padrone. ‘Non so tu’ zio, e basta…’, diceva mentre lo guardavo fare. ‘Mo’ hai rotto de osserva’, pìa quella chiave inglese e inizia a lavora’ sur serio’. Mi svegliavo alle 7 e fino a sera scartavetravo sportelli, verniciavo cofani, armeggiavo nella meccanica dei motori. I miei amici tornavano a casa con la sabbia nelle infradito, io con le unghie nere e in tasca 100 mila lire. E intanto mio padre mi sognava medico.

Ha spiegato Giulio Berruti alla testata.

Nato a Roma, classe 1984, l’attore ha conseguito una maturità scientifica, un diploma professionale di odontotecnico e una laurea di odontoiatria con specializzazione nel 2015.

Giulio Berruti, durante l’intervista a Vanity Fair, ha inoltre riflettuto sul significato di amore, tradimento e famiglia. Il “2” è un numero con il quale nasciamo e che vorremmo ritrovare in diversi ambiti della vita, soprattutto in quello amoroso, a quanto detto da Giulio Berruti. Un “due” che spesso si tramuta anche in altri numeri dettati dalla nascita di un figlio:

Quelli che lo scelgono, non quelli a cui capita, come al mio ispettore che invece vorrebbe scappare da questa responsabilità.

Ha ammesso, parlando di Carlo Nigro, l’ispettore da lui interpretato. Ma non è la sola rivelazione di Giulio a Vanity Fair: anche l’uomo è quasi diventato padre una volta, quando avevo ancora 22 anni, se non fosse per l’aborto spontaneo della compagna di allora, di cui non cita alcun nome.

Un futuro quasi già scritto, medico come il padre, costellato dai numerosi titoli di studio se non fosse per quell’opportunità che ha stravolto la sua intera vita e carriera lavorativa futura. Era il 2005 quanto interpretò il ruolo di Roberto nel film Melissa P, del regista Luca Guadagnino. Negli anni seguenti interpretò dei piccoli ruoli in diversi film (fra questi un cameo in Scrivilo sui muri e una piccola parte in La freccia nera), fino al successo nel 2007 grazie alla sua interpretazione del marchese Andrea Van Necker in La figlia di Elisa. 

Una telefilm che gli ha aperto le porte del cinema e della tv partecipando a successivi lungometraggi come 10 regole per fare innamorare e L’amore è imperfetto entrambi distribuiti nel 2012. E nel 2016, a distanza di più di 10 anni da quel primo ruolo, ecco che è tornato sulla vetta conquistando il ruolo di protagonista nella serie Squadra antimafia – Palermo oggi dove ha interpretato il ruolo di Carlo Nigro, il nuovo vice-questore della Duomo, rubando così la scena a Marco Bocci.

Nel 2016 Giulio Berruti è entrato nel cast di Squadra Antimafia – Palermo oggi, rubando la scena di protagonista a Marco Bocci. Un passaggio di staffetta che ha voluto però essere una sostituzione ed è stato proprio lui a spiegarlo sempre a Vanity Fair:

Lui era Domenico Calcaterra e io non sostituisco nessuno. Il problema è che quando prendi una nuova parte si crea subito attorno un chiacchiericcio strano, proprio quando noi attori meriteremmo il silenzio degli atleti, perché il più del nostro mestiere si fa quando non si è in onda: la scena è l’Olimpiade, il set la resa dei conti, il ciak la sintesi di quanto hai sputato sangue per arrivarci.

Sì, perché chi ha guardato anche solo una puntata di Squadra antimafia lo sa, l’ispettore da lui interpretato è ben lontano da quello di Marco Bocci. Il collega, ex protagonista del telefilm nel ruolo di Domenico Calcaterra, sarà infatti protagonista dello spin-off dal titolo Rosy Abate (che debutterà su Canale 5 nel mese di ottobre 2017). “Istintivo e immaturo, sposato e traditore, dipendente dal sesso” ecco come Giulio Berruti ha definito il suo ruolo. E, nonostante le “cattive” qualità, Giulio si è sentito in qualche modo vicino al personaggio interpretato:

Come Carlo sono imperfetto e ho deluso molto, nella vita. Sono stato egoista e ho tradito. La curiosità di conoscere e conoscermi è spesso venuta prima del rispetto che dovevo all’altro. Ma ho scoperto sulla mia pelle che il piede in due staffe è sempre un inganno e la fiducia non è negoziabile né ammette scuse. Ai 30 anni. Ho imparato a dirmi “stai sbagliando” con grande serenità. E a invertire il corso. D’altronde, nessuno di noi saprebbe andare in bici se prima non fosse caduto.

Ha spiegato l’attore a Vanity Fair.

Giulio Berruti ama cimentarsi anche nel ruolo di scrittore. Pare stia lavorando a un secondo romanzo dopo Nutshell, edito nel marzo 2018 da Mondadori.