Ci sono persone dotate di una forza d’animo, di uno spirito e di un coraggio talmente potenti da travolgere tutto ciò che li circonda, pervadendo ogni cosa che si muova loro attorno della stessa grinta positiva con cui vivono ogni singolo giorno delle loro vite.
Persone la cui volontà e tenacia sono state, negli anni, migliori di tutto il resto, più forti del male e delle circostanze negative, del desiderio di mollare e di arrendersi a quello che alcuni chiamano “destino”, altri “sorte avversa”, altri ancora, semplicemente e senza troppi giri di parole, “sfiga”. Perché queste persone si sono davvero trovate a dover combattere contro un nemico perfido, subdolo, incolpevolmente messe di fronte a un fato che più beffardo e nero di così non si può, e poi davanti a quel fatidico bivio dove o ti lasci trascinare giù, oppure rialzi la testa e lotti, perché gettare la spugna non è nella tua indole, neppure se gli altri, tanti altri, al posto tuo lo farebbero.
Ogni persona che, ogni singolo giorno, guarda a quel maledetto bicchiere senza smettere di vederlo mezzo vuoto, dovrebbe, per un minuto solo, fermarsi a leggere le storie straordinarie di questi uomini e donne che, nell’ostacolo, hanno visto solo un mezzo per fortificarsi, solo un trampolino di lancio per saltare impavidamente verso il cambiamento, le loro nuove vite, verso nuovi obiettivi.
Sono storie, le loro, che non smetteremmo mai di leggere, di ascoltare, di vedere: storie che trasudano forza di volontà e un inguaribile ottimismo, dove non c’è alcuno spazio per vittimismo, lamentele o per quel fin troppo facile senso di compatimento che una disabilità o una mutilazione possono suscitare spontanei negli occhi del pubblico. Le persone di questa gallery hanno rivoluzionato le proprie vite, superando quello che la vita stessa gli aveva riservato: degli incidenti, degli handicap, tanta sfortuna. Hanno fatto di più: sono stati più forti, più grandi e meravigliosi persino della vita stessa, capaci di non rinunciare ai propri sogni ma semmai di trasformarli, di costruirne di nuovi, di raggiungerli.
Ci sono Alex Zanardi, a cui un incidente in Formula Uno ha aperto le porte per diventare uno dei più forti atleti paralimpici del mondo, c’è Bebe Vio, il cui sorriso contagioso e l’autoironia dovrebbero far arrossire di vergogna i tanti suoi coetanei che trovano un motivo di tristezza nel non avere l’ultimo modello di smartphone; ma la lista è lunga, e noi vogliamo raccontarvi le loro, ma anche tante altre storie, di persone normali e straordinarie al tempo stesso, capaci di non lasciarsi abbattere dalle disabilità e dalle mutilazioni che hanno subito o con cui sono nate; in fondo, per citare una frase del saggista americano Joseph Campbell:
Un eroe è un normale essere umano che fa la migliore delle cose nella peggiore delle circostanze.
Alex più forte dell'incidente che gli costò le gambe
Dopo un passato in Formula Uno, Alex nel 2001 si ritira definitivamente e passa in Formula CART, dove aveva già gareggiato in passato. Il 15 settembre Zanardi, durante la gara del Lausitzring, perse improvvisamente il controllo della vettura, forse per la presenza di acqua e olio sulla traiettoria di uscita: dopo un testacoda la macchina si bloccò di traverso lungo la pista, mentre sulla stessa linea sopraggiungevano due piloti, Patrick Carpentier e Alex Tagliani: il primo riuscì a evitare lo scontro, il secondo no, e l’impatto fu violentissimo. La vettura di Zanardi venne colpita all’altezza del muso, proprio dove c’erano le sue gambe, e lo schianto aveva provocato l’istantanea amputazione di entrambi gli arti inferiori. Zanardi rischiava di morire dissanguato. Per salvargli la vita, Steve Olvey, capo dello staff medico della CART, fu costretto a “tappare” le arterie femorali del pilota per tentare di fermare la grave emorragia. Dopo aver ricevuto l’estrema unzione fu caricato sull’elicottero e condotto all’ospedale di Berlino, dove rimase in coma farmacologico per circa quattro giorni; gli venne rimosso chirurgicamente il ginocchio destro, irrimediabilmente compromesso. Dopo sei settimane di ricovero e circa quindici operazioni, Zanardi poté lasciare l’ospedale per cominciare il processo di riabilitazione.
Sempre ottimista
Dopo il suo incidente Zanardi ha iniziato a partecipare a varie gare per atleti disabili: come paraciclista, vince alcune fra le più importanti competizioni internazionali, inclusi mondiali ma, soprattutto, quattro medaglie d’oro ai Giochi paralimpici di Londra 2012 e Rio 2016.
Quando mi sono risvegliato senza gambe ho guardato la metà che era rimasta, non la metà che era andata persa.
Sabato 22 settembre 2018 ha migliorato il suo record mondiale di Ironman, stabilito a Barcellona l’anno precedente, percorrendo in 8 ore 26 minuti e 6 secondi i 3,8 km a nuoto, i 180 km in bicicletta e i 42,2 km di corsa previsti dalla gara, che si è tenuta a Cervia. Il precedente primato era di 8 ore 58 minuti e 59 secondi.
Bebe Vio, la meningite non l'ha fermata
A fine 2008 la veneziana Beatrice Vio, a soli 11 anni fu colpita da una meningite fulminante che le causò un’infezione; avambracci e gambe subirono una necrosi, per cui si rese necessaria l’amputazione di entrambi.
Dopo tre mesi e mezzo di ospedale Bebe tornò casa, riprese la scuola, e iniziò la riabilitazione. Solo un anno dopo la malattia riprese l’attività sportiva come schermitrice, anche agonistica, grazie a una particolare protesi progettata per sostenere il fioretto.
Nel 2012 ha partecipato alla paralimpiadi di Londra, e il 18 settembre 2016, in occasione della Paralimpiade brasiliana, ha sfilato come portabandiera dell’Italia in occasione della cerimonia di chiusura.
Il 19 settembre 2015 diventa campionessa mondiale paralimpica del fioretto individuale ai campionati di Ungheria, e il 14 settembre 2016 vince la medaglia d’oro nella prova individuale ai XV Giochi Paralimpici di Rio de Janeiro.
Il 16 settembre 2016 conquista anche la medaglia di bronzo nella prova a squadre. Nel 2018 si è confermata campionessa europea nei campionati a Terni, nella prova di fioretto femminile categoria B.
Campionessa sempre sorridente
Essere speciali significa proprio riuscire a far capire che il tuo punto debole diventa quello di cui vai più fiero.
Gessica Notaro
La ex miss romagnola, finalista a Miss Italia nel 2007, aspirante cantante e istruttrice di leoni marini al delfinario di Rimini, è stata aggredita il 10 gennaio 2017 dall’ex fidanzato, Edson Tavares, che le ha gettato addosso dell’acido. Il ragazzo non accettava la fine della storia con Gessica, che ha subito moltissime operazioni e ancora non si sa se potrà recuperare la vista dall’occhio sinistro. Mentre l’ex compagno è stato condannato il 20 ottobre a 10 anni di reclusione, Gessica non ha paura di mostrare il suo volto in televisione, per essere di esempio e di conforto a tutte le vittime, come lei, dell’omicidio di identità.
Si mostra con il volto sfigurato dall'acido
La miglior arma contro la violenza sulle donne è la consapevolezza. Si può solo lavorare sulla prevenzione: bisogna imparare a capire bene che tipo di persone si hanno al proprio fianco.
Ha detto la ex miss ospite a Miss Italia, dove ha parlato alle ragazze in gara.
Lauren Wasser, senza una gamba per un assorbente interno
Aveva appena 24 anni la bellissima Lauren quando, nel 2012, le viene amputata la gamba destra. Il motivo sembra incredibile, ma si chiama Sindrome da Shock Tossico (TSS), una malattia estremamente rara ma dagli effetti devastanti, causata da un’infezione batterica da Staphylococcus Aureus, che nella maggior parte dei casi viene contratta attraverso un uso non corretto degli assorbenti interni. Lauren aveva acquistato la solita marca di tamponi, ma, nel corso della giornata, ha cominciato ad avvertire un senso di malessere generale e una fortissima debolezza. Quando si sveglia ha la febbre alta, dolori fortissimi, e i suoi genitori la portano in ospedale. Il suo quadro clinico è preoccupante, la ragazza rischia la vita: le viene indotto il coma farmacologico, e i medici riescono miracolosamente a salvarla, anche se sono costretti ad amputarle la gamba destra, ormai in cancrena e non più recuperabile.
Troppo dura per morire
Oggi però Lauren ha accettato la protesi, che non vede più come un ostacolo ma come una parte del proprio corpo. Sul suo profilo Instagram si legge:
Troppo dura per morire. Oggi, 5 anni fa, rischiavo di perdere la mia vita per la TSS. Oggi è il mio giorno da vivere.
L’11 gennaio 2018 a Lauren è stata amputata anche l’altra gamba.
Turia Pitt, sfigurata dal fuoco
La ex modella australiana è rimasta ferita e sfigurata nel 2011, durante una maratona sportiva. Turia, che ha riportato ustioni pari al 60% del suo corpo, non si è mai lasciata abbattere dagli eventi, grazie anche al supporto del compagno Micahel Hoskin, il quale ha lasciato il lavoro per rimanere al suo fianco durante la sua lenta ripresa. Ora, a sei anni dall’incidente, Turia, dopo anni lontano dalle maratone, ha ripreso a gareggiare come un tempo, abbattendo ogni stereotipo e diventando un vero e proprio simbolo di forza e vitalità. C’è di più: nelle prime settimane di luglio del 2017, la ex modella ha annunciato sul suo profilo Twitter di aspettare un bambino dal fidanzato, dopo le nozze celebrate nel 2015.
Tutto è possibile
Io ho lo scopo di essere la prova vivente che, con la giusta attitudine, qualsiasi traguardo nella vita può essere raggiunto.
Ha scritto Turia sul suo profilo Twitter.
Nick Vujicic
Nick Vujicic, predicatore evangelico australiano e speaker motivazionale, è nato senza gambe e braccia, a causa della tetramelia, una grave malattia congenita; Nick può camminare e svolgere le varie attività quotidiane solo grazie a un piccolo moncherino sul lato sinistro del busto, che lui chiama “la mia zampa di gallina”. Nonostante questa gravissima forma di disabilità, Nick ha saputo fare della sua tragedia un punto di forza e un esempio per tutti. Sposato dal 2012, Nick è papà di Kiyoshi James Vujicic, nato nel 2013, e di Dejan Levi, venuto al mondo nel 2015. Nick continua con il suo lavoro, portando in giro per il mondo, nelle scuole e nelle conferenze, la sua storia, che racconta di come la disabilità non debba essere un freno per vivere una vita piena e normale. Nick ha superato il bullismo degli anni giovanili, ha accettato se stesso, e grazie alla sua tenacia ha costruito una famiglia davvero meravigliosa.
Credete sempre in qualcosa, e agite
Non dovete mai pensare che basti semplicemente credere in qualcosa.
Va bene credere nei propri sogni, ma bisogna agire affinché si realizzino.
Si può avere fiducia nei propri talenti e fede nelle proprie capacità, ma se non si fa nulla per svilupparli e sfruttarli, quale utilità avranno?
Forse vi ritenete persone buone e gentili, ma se non trattate gli altri con bontà e gentilezza, dov’è la prova di ciò che asserite?
Ognuno di noi può scegliere di credere o di non credere.
Ma se avete scelto di credere (non importa in cosa), dovete assolutamente agire.
Giusy Versace
Il 22 agosto 2005, all’età di 28 anni, Giusy è vittima di un grave incidente stradale sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, nel quale perde entrambe le gambe. Non si arrende e, dopo essere tornata a guidare a distanza di due anni dall’incidente, nel 2010 inizia a correre con un paio di protesi in fibra di carbonio, diventando la prima atleta donna italiana della storia a correre con doppia amputazione agli arti inferiori. Nel 2011 fonda l’associazione Disabili No Limits Onlus, di cui è presidente.
Il 12 maggio 2012, ai campionati italiani di Torino, corre i 100 m in 15″50, che sarà, seppur per poco, record europeo, ma non viene convocata per le Paralimpiadi di Londra 2012. Nel 2013 ha scritto la sua prima autobiografia, Con la testa e con il cuore si va ovunque, edita da Mondadori.
Ho imparato a guardare a ciò che avevo
Col tempo ho imparato ad apprezzare e valorizzare ciò che di me era rimasto, senza perdere troppo tempo a pensare a ciò che non avevo più.
Essere guardata in modo ‘diverso’ mi metteva a disagio, finché un giorno capii che ero io quella diversa, semplicemente perché non mi sentivo bene con me stessa. La gente guarda semplicemente perché non è abituata a vedere, ma io ‘guardavo’ perché la mente mi proiettava un’immagine di me che ormai non esisteva più.
Ha detto Giusy alla rubrica Invisibili del Corriere.
Simona Atzori
Priva di braccia dalla nascita, la milanese Simona Atzori ha imparato a danzare e a dipingere usando solo le sue gambe. Nel 2006 ha danzato alla cerimonia di apertura delle paralimpiadi di Torino, mentre il 17 febbraio 2012 si è esibita nella coreografia di apertura della quarta serata del Festival di Sanremo 2012, curata da Daniel Ezralow. Nel 2011 ha pubblicato, per Mondadori, il libro, Cosa ti manca per essere felice?
Cosa ti manca per essere felice?
Se trasmetti amore, attenzione, serenità; se guardi alla vita con uno sguardo costruttivo; se scegli di essere attento agli altri e al loro benessere; se conservi le cose che ami e lasci scivolare via quelle negative, la vita ti sorriderà. Se avessi avuto paura sarei andata all’indietro, invece che avanti. Se mi fossi preoccupata mi sarei bloccata, non mi sarei buttata, avrei immaginato foschi scenari e mi sarei ritirata. Invece ho immaginato. Adesso sono felice, smodatamente, spudoratamente felice. Ed è una gioia raccontarla, questa mia felicità.
Dice Simona nel suo libro.
Bethany Hamilton, l'amore per il surf più forte degli squali
Il 31 ottobre 2003, a 13 anni, Bethany viene attaccata da uno squalo tigre di circa 4 metri e mezzo, che le trancia il braccio appena sotto la spalla. La ragazzina, uscita a fare surf con un’amica e il padre di quest’ultima, viene subito soccorsa e portata d’urgenza al Wilcox Hospital di Kauai; ma, quando arriva in ospedale, Bethany aveva perso quasi il 60% del proprio sangue. Suo padre doveva essere operato all’anca quella mattina, ma lei prese il suo posto nella sala operatoria.
Circa sette mesi dopo l’incidente, Bethany tornò sulla tavola, utilizzandone inizialmente una fatta apposta per lei, più lunga e stretta del normale, e con una maniglia per potersi alzare più facilmente. Imparò presto ad alzarsi dalla tavola con un braccio solo, e il 10 gennaio 2005 prese parte a una competizione ufficiale.
La tavola che usava il giorno dell’incidente è conservata al California Surf Museum.
Nel 2015 Bethany ha annunciato di essere in attesa di un bambino, Tobias, nato il 1° giugno. La ragazza non ha rinunciato a fare surf anche in gravidanza.
Nel 2018 ha battuto la campionessa del mondo Tyler Wright nel primo turno del Fiji Women’s Pro, ed è anche nato il suo secondogenito, Wesley Philiph.
Oggi è una surfista e mamma felice
La vita è come il surf, quando finisci nella zona d’impatto, bisogna rialzarsi, perché non si sa mai cosa c’è dietro alla prossima onda e, se hai fede, tutto è possibile.
È una frase di Bethany, ripresa nel film che racconta la sua storia, Soul Surfers, uscito nel 2011.
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