Orrore sulla spiaggia: oltre 400 balene spiaggiate. Più di 300 sono già morte

È uno degli spiaggiamenti di balene più gravi della storia: oltre 400 esemplari si sono arenati e le speranze di salvare i pochi rimasti in vita sono labili.

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È una corsa contro il tempo che, a detta degli esperti, lascia poche speranze quella di oltre 500 volontari che stanno disperatamente cercando di salvare i pochi esemplari di Globicephala melas, le cosiddette balene pilota (nonostante la specie appartenga ai Delfinidi), sopravvissute a uno dei peggiori spiaggiamenti di cetacei mai avvenuto in Nuova Zelanda (qui nelle immagini riprese dalla tv ABC Australia)

Sono più di 400 (i dati attualmente parlando di 416) gli esemplari che si sono misteriosamente spiaggiati in massa e oltre 300 sarebbero già morti ancora prima che un gruppo di ambientalisti intervenisse sulla spiaggia di Farewell Spit e iniziasse le disperate operazioni di salvataggio.

La Nuova Zelanda, e in particolare questa zona, non è nuova a episodi simili. Anche se il peggiore spiaggiamento di cui si abbia memoria risale al 1918 quando circa 1000 balene pilota si arenarono alle Chatham Islands.

Perché delfini e balene si spiaggiano

C’è chi punta il dito sull’inquinamento, i sonar, i cambiamenti climatici causati dall’uomo e che alterano il campo magnetico terrestre utilizzato dai cetacei, insieme al sole, per orientarsi. E, sicuramente, l’alterazione dell’ecosistema a causa nostra è da considerarsi tra le cause che maggiormente stanno danneggiando il mondo animale.
Detto questo, va anche specificato che spiaggiamenti di delfini e balene sono testimoniati sin dall’antichità. Addirittura Aristotele nella sua Historia Animalium scriveva

“Non si sa per quale motivo [i delfini] si arenano sulla terraferma; in ogni caso accade abbastanza spesso, e per nessun motivo evidente”.

Tra le cause naturali, gli esperti annoverano disfunzioni patologiche, come ad esempio infezioni o lesioni. Ma a causare spiaggiamenti di massa potrebbe, secondo alcuni studiosi, anche essere un singolo esemplare spiaggiato: la grande coesione sociale di questi animali farebbe sì, infatti, che la richiesta di aiuto di un singolo possa richiamare a sé tutto il resto del branco nel tentativo di salvarlo.

Le teorie in materia sono controverse e, in ogni caso, ancora non definitivamente risolte.

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